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mercoledì 11 novembre 2015

Giappone e Caraibi, due veloci

Due segnalazioni veloci che avevo qui da un bel po'.

A Settembre abbiamo provato il sedicente ristorante cubano Il cantuccio di Felipe a Sesto Calende, "sedicente" perché una descrizione più opportuna sarebbe rhumeria (ammesso che la parola esista) e cucina di ispirazione caraibica, visto che di piatti tipicamente cubani non ne abbiamo visti. Si va dal pesce di mare all'aragosta alle tortillas, tutto buono, per carità, ma non entusiasmante. Il vero "piatto" forte è invece il rhum, di cui il titolare è grande appassionato e collezionista e sul quale vi saprà intrattenere ad libitum. Il padrone è celiaco e questo garantisce la cura della cucina fatta senza glutine come si deve. I prezzi non sono proletari: 3 Euro di coperto (caruccio, per un locale che tra l'altro è piccolino - fortunatamente le rhumerie non sono ancora prese d'assalto dalle famigliole con passeggino), rhum a 9 Euro, secondi piatti di pesce, abbondanti, a 20. La sala è calda e accogliente, "addobbata" dalle centinaia di bottiglie di rhum a disposizione; servizio cordiale. 190 Euro in quattro. La location è carina e consigliata per farsi una bella passeggiata sul lungolago.

A inizio Ottobre siamo invece stati all'Impero di Abbiategrasso, ristorante cinese-sushi rigorosamente preso d'assalto dalla numerosa clientela. Fortunatamente non stiamo parlando di uno di quei deleteri all-you-can-eat di cucina italo-orientale che ormai spuntano dappertutto, ma di un locale dove scoprire un ampio menù di sushi, tempura, teriyaki, zuppe, di buona qualità e a prezzi accessibili. Si parcheggia nelle vie limitrofe; prenotazione praticamente obbligatoria. Ristorante molto affollato che riesce comunque a rimanere relativamente tranquillo. Il contrasto con lo scontrino di Felipe è impietoso: all'Impero abbiamo speso 68 Euro in quattro, mangiando bene e a sazietà con anche 2 Euro di coperto.

lunedì 28 settembre 2015

Tre a Milano

Tre locali molto diversi tra loro visitati recentemente.

Assetati e affamati, sperando di trovare qualche nuovo locale tra i grattacieli di Porta Nuova (boschi verticali e tutte quelle balle lì) ci ritroviamo invece in Corso Como circondati da pizzerie acchiappaturisti e, non avendo voglia di spostarci nel più gettonato Corso Garibaldi, ci sediamo ai tavolini del Dom Cafè per un modestissimo aperitivo da 10 Euro: servizio gentile ma buffet molto scarso all'interno. Errore da pivelli.

Per la serie "lascia o raddoppia?" il giorno dopo decidiamo di provare il brunch (a 20 Euro) delle Fonderie Milanesi di Via Giovenale, non lontano dalla Darsena. Il locale si trova all'interno di un'area riqualificata e mantiene un po' di fascino "vecchia Milano", ha due sale interne e un giardino con tettoia. Come al solito, il termine brunch è ormai lontano dal suo significato originario e come al solito si traduce in un pranzo a buffet a partire dalle 12.30, con un piatto caldo da breakfast anglosassone ordinare a menù (i pancakes erano buoni, anche se ovviamente non è alta cucina) e un buffet, molto generoso in questo caso. A differenza di altri casi, qui sono previsti i refill liberi di succhi e caffè. Per un pasto che dovrebbe unire breakfast e lunch in tarda mattinata per i reduci da nottate mondane, oltre all'orario c'è anche la clientela a stonare alquanto: nonostante le cameriere cerchino di posizionare le coppie o le compagnie di amici in angoli tranquilli, le fonderie sono prese d'assalto da comitive di famigliole alla guida dei loro passeggini e si tramutano ben presto in un vero e proprio kindergarten. Come al solito, i bambini in generale se ne starebbero anche mediamente tranquilli, se non fossero tormentati da mamme iperattive (e ora anche qualche papà, ahimè!) concentrate nel disporli ai posti corretti a tavola, imbastire soliloqui sulla scelta del piatto da ordinare, e ululare di piacere per ogni segno di vita emesso dai pargoli di cui sopra (anzi no, "bimbi": i bambini sono tutti "bimbi" oggi, i neonati sono "bebè" e le cinquantenni sono "ragazze"), ovviamente tutti vestiti come se fossimo in uno spot della Chicco. C'erano anche alcuni cani che ovviamente sono stati tranquillissimi e non hanno dato fastidio a nessuno. Abbiamo mangiato bene e il posto è bello. Qualcuno dovrà fare una guida ai locali di Milano che non si sono ancora trasformati in classi d'asilo: secondo me c'è un mercato.

[Edit 2024: tutto confermato, il parcheggio interno c'è davvero, e il locale s'è fatto un pochino più raffinato. Carta dei vini non lunghissima ma che può soddisfare tutti i gusti. Piatti milanesi a 360 gradi]. Ortica è un nome che solo a pronunciarlo trasuda milanesità. In via Corelli c'è il Galeria, "Antica Trattoria con Cucina Milanese" dotata (come recita il bigliettino) di "giardino interno" (dove il termine "giardino", diciamocelo, è un po' ottimistico) "e parcheggio serale" che per noi rimane un mistero visto che eravamo lì a pranzo e abbiamo lasciato l'auto sul marciapiede come tutti gli altri. Il locale è molto rustico, con arredamento e suppelletti d'epoca da tutte le parti e i soliti cartelli informativo/simpatici in milanese  (tipo "chi beve per dimenticare è pregato di pagare in anticipo" e via dicendo). Primi e secondi, se ben ricordo, navigano intorno ai 9 Euro ciascuno, e a pranzo c'è un menù fisso a 10 Euro (escluse bevande). Abbiamo mangiato bene: prosciutto crudo e fichi (questi purtroppo freddi di frigo) e risotto pere e taleggio le mie scelte. Si beve Menabrea e caffè della moka. C'erano anche i manifestini di un cantastorie che si esibisce lì non saprei quando. Consigliato.

domenica 6 settembre 2015

Locanda di Orta, Orta San Giulio

Ammaliati da una recensione entusiasta sulla nostra guida dei ristoranti, ci siamo preparati a una seratona nel caratteristico centro di Orta, frequentato, come tutte le località di lago in Italia, da turisti in maggioranza stranieri, visto che gli italiani sono tutti in spiaggia a curare la tintarella e poi si sa che i ciottoli delle viuzze mal si associano ai tacchi alti obbligatori per la passeggiata serale.
La Locanda di Orta ha un "wine bar" al piano terreno e il vero e proprio ristorante al primo piano, oltre ad alcune camere e a un "bistrot" che non ho ben capito dove si trovi. Accidentalmente ci aggiudichiamo il tavolo sul balconcino affacciato sulla piazzetta di via Olina, mentre all'interno rimangono non più di una ventina di coperti.
La visita ci ha lasciato un po' di amaro in bocca, perché (visti i prezzi, soprattutto) alla Locanda di Orta è mancato quel piccolo non so che per potersi veramente dire un locale di classe e di alta cucina. Mi fanno sorridere quei siti di recensioni dove si mettono nello stesso mazzo pizzerie e sushi, trattorie e ristoranti di lusso, assegnando stelline o pallini come se fossero il giudizio definitivo e democratico che tutto contiene: ovviamente, invece, la soddisfazione del cliente dipende dalle aspettative del cliente stesso e dalle "pretese" del locale. Di pretese, la Locanda di Orta ne ha un bel po', purtroppo spesso disattese.
Siamo stati fatti accomodare dalla maitre/sommelier/cassiera (che non si è più vista dopo aver raccolto le ordinazioni del cibo) e serviti da un ragazzo giovanissimo e volenteroso che ci ha descritto per filo e per segno tutti i piatti. Messa in tavola impeccabile. Prima degli antipasti ci è stata servita una serie di amuse bouche stuzzicanti e molto buoni, per poi passare alle nostre ordinazioni: "compressione di calamaro" dove per 20 Euro il malcapitato cefalopode viene sottoposto a ignoti trattamenti dissociativi che lo trasformano in una specie di patè, buono; "crudo di fassone con caviale e salsa di ostriche" dove per 35 (trentacinque) Euro si assapora l'originale e gustoso accostamento su cinque o sei minuscoli assaggi di fassone. Primi: "fagottini" e "gnocchi di ricotta" a 22 Euro ciascuno, tutto molto buono ma meno che indimenticabile. Pane di panificiofamosodicuinonricordoilnome. Dolce: fetta di cheese cake a 15 Euro, come per il "lingotto pralinato", mattone di cioccolata che fa sorprendentemente a pugni con le minute porzioni e i delicati sapori dei piatti che l'hanno preceduto, rimanendo l'unico ricordo gustativo della serata. Al momento del caffè (5 Euro) non appare nessuna carta degli amari e quindi provo a chiedere prima un barolo chinato ("non ce l'abbiamo" - siamo in Piemonte, roba da scomunica) e poi una grappa ("le mando la sommelier", che non appare, per essere sostituita da un "la sommellier consiglia questa"). Bevuto il mezzo bicchierino (6 Euro) di grappa obbligata, ci avviamo alla cassa, buoni ultimi alle 21.30, dove attendiamo per un po' l'arrivo della maitre/sommellier/cassiera di cui sopra e paghiamo i nostri 178,50 Euro, purtroppo immeritati. Niente coperto, per fortuna.
Lasciando da parte le considerazioni più culinarie (porzioni minuscole, presenze "osé" come il suddetto lingotto), quando si fanno pagare certe cifre è necessaria, a mio parere, una maggiore attenzione al cliente, ad esempio assistendolo nella scelta dei vini o portando il conto al tavolo, o anche magari solo con un po' più di calore umano.

Pizza & fichi, Arona

Edit 2023: chiuso.

Non è facile trovare una pizzeria sul Lago Maggiore che ti accetti come cliente se torni poco prima delle 19 da una gita al Mottarone e hai già fame.
Alle 18.45 ci sediamo a uno dei tavolini sul lungolago della pizzeria Toio e Lella di Lesa: il personale, sulla porta del locale, è impegnato a mugugnare circa due turiste che hanno fatto l'affronto di sedersi a un tavolo per guardare le cartoline in attesa dell'apertura. Chiediamo a che ora apre il locale (le 19) e se nel frattempo è possibile usare il bagno; musi lunghi e risposte scocciate: ce ne andiamo (senza aver usato la sacra toilette).
Il secondo tentativo lo facciamo alla pizzeria da Aldo ad Arona: Il forno è già acceso, sono le 19. All'ingresso c'è un cameriere intento a sfogliare il giornale; non alza nemmeno lo sguardo: "apriamo alle 19.15". Un altro mi dice "e comunque deve chiedere a lui" indicando un tale dietro al bancone, impegnato al telefono, che non mi guarda nemmeno lui. Ce ne andiamo.
Poco più in là, nell'angolo opposto della piazza, troviamo finalmente qualcuno a cui non fa schifo incassare i soldi dei clienti che vogliono mangiare "presto": da Pizza & Fichi ci sono diversi tavoli fuori, su entrambi i lati della strada, e alcuni sono ovviamente già occupati. E' venerdì sera e i tavoli sono tutti prenotati per le 20.30, cosa che lascia agli "early bird" ampio spazio per mangiare con tranquillità. Servizio gentile, coperto a 2 Euro, un po' di fastidio ma neanche troppo causato dalle auto di passaggio, clientela principalmente straniera, garanzia di tranquillità anche in caso di tavolate con bambini. Le pizze sono buone e i prezzi nella media, anche considerando la località turistica: tonno e cipolle a 7 Euro, pizza "pittrice" a 8,50, birra media a 5. Forno a legna, ampia scelta di pizze e menù con carne alla brace e piatti vari ed eventuali. 

Ciccio Matto, Ossona

[Edit 2017: "Ciccio Matto" ora si trova ad Arluno. Qui c'è la pizzeria Santo Stefano 3]

Viale Europa è il vecchio tracciato della Provinciale che costeggia Ossona, dove il traffico è stato solo molto parzialmente ridotto dall'aggiunta di un tratto più lontano dalle case, e la pizzeria ristorante Ciccio Matto continua imperterrita a esporre la sua curiosa insegna su questo grigio tratto di padania. L'abbiamo infine provata: si riesce a parcheggiare in qualche modo grazie allo spazio ricavato di fronte al locale (è una pista ciclabile? boh!) e ci si può accomodare in uno dei tavoli all'esterno, cosa che però non abbiamo fatto, non per il temuto rumore proveniente dalla strada, ma per le zanzare particolarmente agguerrite. All'interno il locale esibisce la consueta cacofonia di colori con le parti spatolate azzurre a fianco di quelle rosse, e due televisioni accese e posizionate strategicamente in modo che non gli si possa sfuggire. Abbiamo preso la pizza (bufala e bismark), buona e forse un po' troppo sottile. C'è il consueto frigo di dolci della bindi e anche dei dolci fatti in casa che però ci è stato detto non erano ancora pronti (ci siamo presentati alle 19). La pizza è anche da asporto; il locale è ampio e il servizio gentile; ci sono due menù a 25 Euro di pesce o carne con scelte di antipasto, primo e secondo. Coperto a 1,5 Euro. Tutto sommato un locale come molti altri nella stessa categoria, un'opzione da non escludere per una pizza al volo ma nulla più, vista la location desolata. Non abbiamo purtroppo chiesto informazioni sull'origine del nome del locale (all'interno del quale peraltro campeggia una specie di arazzo della sfinge d'Egitto).

lunedì 24 agosto 2015

Due a Milano

A metà luglio abbiamo provato la Pizzeria Naturale, su Ripa di Porta Ticinese, praticamente di fronte al gettonato Mercato Metropolitano. Il locale è grande e ha anche una specie di dehors sul retro, un po' cupo a dir la verità. La pizza è buona anche se un po' caruccia (12 Euro la "Sabrina"); il servizio è simpaticamente caotico e dà l'idea di utilizzare camerieri alle prime armi e un sistema di ordinazioni piuttosto confusionario: armatevi quindi di santa pazienza. Parcheggio ovviamente complicato. Tutto sommato consigliabile, più di altre pizzerie limitrofe. 40 Euro in due, con tre birre e caffè.
Siamo recentemente anche tornati, dopo tanti anni, al ristorante greco Mykonos (anzi, "taverna greca") che si trova "sul deprimente Viale Monza" o "sul caratteristico naviglio Martesana" a seconda di quanto uno si sente di buon umore. Il locale è rustico il giusto e come detto la location ha il suo nostalgico fascino; il menù è ampio e contiene tutte le golosità della cucina greca (pita, insalate, gyros, verdure, ecc.) , senza alcuna concessione ad altri stili. Il servizio è gentile e tutto sommato sollecito. Senza aver prenotato, come capitato a noi, si può finire a tavola insieme ad altri commensali. Prezzi non proletari: 47 Euro in due con un piatto solo ciascuno più il dolce. Niente carte di credito, solo bancomat. Buono.


sabato 25 luglio 2015

Corte Visconti, Somma Lombardo

Siamo tornati dopo molto tempo alla Corte Visconti, ristorante d'alta qualità situato in una bella vietta del non ameno centro di Somma Lombardo, location che costringe a fantasiosi espedienti per trovare un parcheggio. Il locale ha due sale accoglienti e "calde", oltre a un piccolo dehors che purtroppo questa volta non abbiamo potuto goderci, a causa di un acquazzone.
Abbiamo mangiato e bevuto come al solito molto bene: "milanesine" di salmone per antipasto (piatto sostanzioso di mini-"cotolette"), shabu-shabu di filetto (preparazione giapponese rivisitata "all'italiana", con gran risultato) e club sandwich di maialino (buono e bello) come piatto principale. Buonissimo anche il dessert, mela caramellata. Pane e grissini fatti in casa (con dei gustosi bocconcini al curry), caffè servito con piccola pasticceria molto buona.. Il menù propone una selezione di interpretazioni interessanti e anche alcuni piatti di pesce. La preparazione, gli ingredienti e la presentazione sono curati, i prezzi nella media dei ristoranti di questo tipo, sui 13 Euro gli antipasti, intorno ai 20 i primi e i secondi.
Unico lato un po' deludente della serata è il conto, non tanto per l'entità (120 Euro in due, preventivati) ma per la mancanza di dettaglio: dopo aver "mancato" un paio di richieste dalla carta dei vini ("eh questo non ce l'ho") abbiamo scelto uno dei quattro vini dal prezzo ignoto propostici, e analogamente per i dolci abbiamo seguito le indicazioni a voce confidando che in effetti si trattasse delle "dolci tentazioni" in menù a 10 Euro; risultato: una ricevuta che segna solo due generici "menù degustazione" per la cifra sospettosamente "tonda" di 120 Euro totali. Sarà pure che chi visita ristoranti di questo tipo "non sta a guardare all'Euro", ma un po' più di precisione sarebbe apprezzata, per professionalità e correttezza.
Complimenti come al solito allo chef e un incoraggiamento al resto della gestione per fare ancora di meglio.

domenica 12 luglio 2015

Vacanze in Liguria

Raccolta degli scontrini raccolti in tre settimane di ferie a Camogli (e dintorni).

Iniziamo con una carrellata dei locali più informali, come bar e gastronomie: fatta una puntata a Genova per l'Acquario, abbiamo provato uno dei locali presenti nella zona del porto antico: il Fastfood, che si propone come una sorta di hamburgeria di qualità, non ci ha impressionati granché: servizio non "fast" pur col locale vuoto e panini non memorabili; prezzi onesti.
A Camogli, la gastronomia Sciuscià e Sciorbì in Via 20 Settembre prepara cestini per la spiaggia e vari piatti appetitosi. Il Bar Auriga sul lungomare accompagna i propri cocktail con abbondanti piatti di antipastini: consigliato per l'aperitivo (8 Euro). Ci siamo trovati bene anche al Cavalli Wine Bar, sempre sul lungomare, dove si può bere qualcosa come aperitivo ma anche gustarsi dei buonissimi dessert. L'unica esperienza che classificherei come "pessima" l'abbiamo avuta al bar La Cage Aux Folles, dove, dopo esserci bevuti un pessimo caffè servito da un barman col muso lungo fino a terra, si è svolta la seguente surreale "conversazione":
io: "quant'è?"
barman, guardando dall'altra parte: "due".
io metto i due euro sul bancone.
il barman non mi guarda
io: "buonasera".
il barman non risponde e non mi fa lo scontrino.
io esco.
Nella frazione Ruta di Camogli, invece, detta legge Da Nicco, costantemente preso d'assalto per colazioni, aperitivi e cene. Si mangia bene, i prezzi sono onesti, i camerieri gentili. Si possono anche comprare marmellate, vini, creme, salse e quant'altro. Proveniendo da Camogli si trova sulla destra appena prima della galleria per Santa Margherita, a fianco delle ambulanze dei volontari del soccorso.

Per quanto riguarda i ristoranti, a Camogli ci siamo concentrati sul lungomare e abbiamo provato:
La spaghetteria Il Portico dove, come ci si può aspettare, si possono mangiare buone pastasciutte ma anche antipasti di mare ben fatti. Il locale è piccolino e ci sono alcuni tavolini per due all'aperto. Primi a 8-9 Euro, coperto al prezzo ragionevole di 1,5 Euro, bottiglia di Corona a 3 Euro. Onesti.
Dalla parte opposta al Portico c'è La Piazzetta, un ristorante con qualche pretesa in più e una bella terrazza da cui gustarsi il tramonto dietro "l'isola" di Camogli. Buoni ma carucci gli antipasti (polpo grigliato e acciughe, 12 Euro cadauno), un po' deludenti le lasagne al pesto (consistenza della pasta un po' "del supermercato"), ben fatta la crema catalana. Il coperto sale a 2 Euro, totale 60 Euro in due più il vino.
A metà strada tra i due, il Bar Ristorante Pizzeria La Primula, dove abbiamo solo provato la pizza, che si conferma non essere il piatto forte della zona. Abbiamo visto transitare piatti di pesce sugli altri tavoli. Pizze a 8 Euro, coperto a 3 (e qui iniziamo a esagerare).
Poco distante, l'Osteria delle Pance si affaccia direttamente sulla spiaggia dove con amici abbiamo provato, tra l'altro, fritto misto e spaghetti allo scoglio dall'aria invitante e una pizzata non male. Coperto a 2 Euro e servizio rapido e gentile ("infatti il cameriere non è italiano" ha commentato qualcuno, riferendosi alla non proprio calorosa accoglienza riservataci altrove). Piatti sui 12-15 Euro.
Nella frazione San Rocco, che sovrasta Camogli, ci sono due ristoranti, uno dei quali è La cucina di Nonna Nina, dove ci siamo mangiati una buona ricciola nel piccolo dehors sul retro, oltre ai buoni antipasti. Ci siamo trovati bene ma i prezzi ovviamente lievitano rispetto agli standard delle "pizzerie", col pesce a 20 Euro a persona e gli antipasti sui 10 Euro, per un totale sui 90 Euro in due compreso del vino. Unico appunto è il menù scritto a mano e in dialetto, di difficile lettura per un italiano, figuriamoci per gli stranieri, che tra l'altro erano l'80% della clientela presente. Consigliato.
Allontanandosi da Camogli verso Santa Margherita, un paio di chilometri dopo la galleria c'è il Ristorante San Lorenzo (dalla frazione San Lorenzo Della Costa) dove ci siamo recati con grandi aspettative per una zuppa di pesce che ci era stata reclamizzata come imperdibile ma che si è rivelata alquanto scarsa, seppur buona. Il locale ha un dehors carino ma purtroppo affacciato su parcheggio e statale, e una sala, carina, al primo piano. Scontrino "forfait" con "2x 30 Euro Menù fisso" e tanti saluti. Non ci ha impressionato.
Scendendo a Santa Margherita ("Santa" per gli habitué) ogni ristorante è una potenziale trappola per turisti e ovviamente bisogna stare estremamente all'erta. Siamo finiti nell'unica pizzeria del lungomare (in realtà anche qui affacciati sull'Aurelia) non presa d'assalto, la Palma. Coperto a 3 Euro, pizza romana a 8, birra media a 6, caffè a 3. Adieu, Santa.

Coscienti di fare una follia che ci sarebbe costata carissima, ci mettiamo i vestiti della festa e prenotiamo in piazzetta a Portofino, al Chuflay (pron. "ciuflài"). Di ristoranti di classe dai prezzi stratosferici qualcuno ne ho visto, ma tutti, per una ragione o per l'altra, giustificavano la spesa: qui, no. All'interno suona un pianista; il dehors è diviso in due: una parte davanti al ristorante e una in un piccolo serraglio in mezzo alla piazzetta. Il servizio è apparentemente d'alta classe, ma al personale manca quel pizzico di portamento e attenzione al cliente che giustifica certi prezzi (coperto a 6 Euro). La clientela è composta principalmente da miliardari russi accompagnati da ventenni in minigonna o altre coppie altrettanto malamente assortite e cariche di borse di Fendi e Brunello Cucinelli. Mi vergogno a scrivere il conto totale, e mi limito a sottolineare l'orata da 114 Euro presentataci su un vassoio gigante e poi tramutatasi, dopo la pulizia, in due minuscole strisce di filettini ciascuno accompagnati da un altrettanto minuscolo piattino di anonime verdurine. Ricarichi deliranti sui vini e un conto finale di proporzioni fantozziane che, ripeto, non ho nemmeno il coraggio di scrivere. La dimostrazione che "prepararsi al peggio" a volte non è sufficiente.

Per rimettersi il cuore in pace con la Liguria e il mondo della ristorazione in generale, prenotiamo quindi alla Brinca di Ne, in Val Graveglia, fuori Lavagna. Qui la cucina (di terra, come si addice alla vera cucina ligure) è di alta qualità, i prezzi sono onesti e le porzioni sono abbondanti. Gran soddisfazione come al solito per l'antipasto misto (11 Euro - hurrà per la frisciulla al pesto!) e per i primi (ravioli cu tuccu, gnocchetti di farina di castagne, taglierini fatti a mano... tutti intorno alle stesse cifre). Unico lato negativo della serata, i bambini urlanti del tavolo a fianco. Un cartello all'ingresso di questa oasi di buona cucina avvisa che i cani non sono più accettati nel locale dopo qualche non meglio identificato grave incidente; la cordialità del signor Circella alla cassa mi ha fatto desistere dal richiedergli una politica analoga anche per i bambini maleducati. Andate alla Brinca fuori stagione e riappacificatevi con la cucina ligure.

Al portico, Pero

Brevissima segnalazione per questo bar-ristorante-pizzeria provato qualche settimana fa in pausa pranzo su suggerimento di colleghi che lavorano in zona Fiera-Expo. E' stata una piacevolissima sorpresa in quanto sia i piatti che le pizze si sono rivelati molto buoni e preparati con cura (il biglietto da visita recita "cucina italiana con prodotti di altissima qualità") e il servizio gentile e cordiale. Menù fisso a pranzo, alla carta a cena, aperitivi dalle 17. Il suddetto biglietto recita anche "a due passi dalla Fiera Rho-Pero ...vicinissimi all'Expo", che è veritiero se non lo si vuole prendere alla lettera, semplicemente perché "a due passi" dalla Fiera non c'è nulla, e nemmeno a quattro, e in sostanza dall'Expo o dalla Fiera a piedi non si va da nessuna parte. Il Portico è comunque in effetti vicinissimo alla zona Fiera, sulla statale del Sempione (attenzione perché il navigatore potrebbe portarvi alla Via Sommariva sbagliata: dirigetevi piuttosto verso via Cesare Battisti e prendete la traversa del sempione successiva verso milano); piano terra di un anonimo, assolato palazzo col suo assolato "parcheggio" davanti e il suo panorama padano di cantieri e i lotti di terreno inutilizzati intorno.
Un indirizzo da tenere a mente, un'oasi di cucina semplice e ben fatta in una zona depressa e deprimente.

Le Golf Wok Sushi, Novara

Non c'è molto da dire sul Le Golf, in quanto ricalca in tutto e per tutto il modello di all-you-can-eat a buffet italo-orientale di grandi dimensioni come ne stanno spuntando sempre di più. Situato in una non amena zona della periferia di Novara, sopra a un McDonald's e a fianco del palasport, il locale come detto è molto grande e offre tavoli, sufficientemente distanziati, per tutti i gusti: coppiette, famigliole, famiglione, compagnie di amici, tutti pronti a dare l'assalto ai buffet dove abbondano i fritti più dei classici piatti "da cinese", o il consueto banco di gamberi, spiedini e spiedoni da farsi grigliare al momento. C'è la fontana di cioccolato, un banco con formaggi e salumi, un banco col sushi e chissà cos'altro che sto dimenticando. Il problema maggiore è la masnada di sciure sgomitanti intorno ai banconi, che rendono difficoltoso al cliente novellino individuare i piatti più meritevoli di attenzione. Il menù-tovaglietta raccomanda, giustamente, di non sprecare il cibo.
Il locale è pulito e ordinato e il servizio (per portare le bevande e rimuovere i piatti svuotati) è impeccabile come al solito nei locali gestiti da cinesi. Buffet a 19 Euro, birra media a 4 Euro, più i caffè che ci sono stati offerti.

domenica 7 giugno 2015

Il ritrovo dei golosi, Tornavento

Edit 2019: il ristorante sembra finalmente essersi assestato con una nuova gestione e ora si chiama Della Villa.

Vecchia gestione 2015:
Un secondo ristorante si affaccia ora su Piazza Parravicino a Tornavento. Il target è ben diverso da quello del tradizionale Circolo preesistente, e per ora quest'ultimo non ha niente da temere: lo scorso 2 Giugno c'era una lunga coda per entrare, mentre i "nuovi arrivati" non riempivano ancora tutti i tavoli. Il Ritrovo Dei Golosi vuole proporre cucina più ricercata e presentata in maniera "elegante", offrendo diversi piatti di pesce in un menù composto da 4-5 scelte ognuno per antipasti, primi, secondi. Purtroppo la nostra prima visita non è stata delle migliori.
Cominciamo dai lati positivi:
La location è splendida. Sedersi all'aperto con la vista sulla valle del Ticino è un'occasione da non farsi scappare.
I "cefalopodi" dell'antipasto erano pochi ma buoni.
C'è un buon gelataio adiacente.
Fine.
La lista delle cose andate storte purtroppo è ben più lunga.
Pur avendo prenotato, ci abbiamo messo un'ora e mezza per mangiare un antipasto e un primo. I due camerieri correvano come matti ma l'impressione è che il collo di bottiglia fosse in cucina. All'uscita, abbiamo sentito il "caposala" giustificarsi con la cassiera borbottando qualcosa circa il fatto che fossero arrivate "30 persone tutte assieme"... Credo che se uno apre un ristorante e basa il suo business plan sul non avere la sala piena il 2 Giugno, beh... lo vedo male.
Per un ristorante di certe pretese come questo, almeno un foglietto con l'elenco dei vini uno se lo aspetterebbe, e invece: "il vino lo volete in bottiglia o al calice?"; "al calice. cosa avete?"; "abbiamo la marca xyz del Friuli, è buono, c'è bianco e rosso". Prezzo: ignoto.
Ma il punto più dolente di tutta l'esperienza sono i prezzi. Tre Euro tre di coperto per un tavolino traballante, un servizio volenteroso ma nulla più, un ritardo biblico e due cestini di pane, seppur buono. Sedici (16) scandalosi, ingiustificatissimi Euro per il minuscolo antipasto "tiepido di carciofi e cefalopodi" che consisteva in non più di tre seppioline e un carciofino a fette: buono, per carità, ma un ristorante come si deve un piatto del genere te lo offre come amuse bouche prima di iniziare. Dodici (12) Euro per una "calamarata pecorino e macedonia" senza infamia né lode, e quattordici (14) per le "mafaldine al ragù di quaglia, asparagi e asiago", dove si è raggiunto il vertice del ridicolo, in quanto le mafaldine sono state sostituite da dei radiatori, perché "con le mafaldine abbiamo avuto un problema" e poi "i radiatori si sposano meglio con l'asiago", formaggio che però non c'era! Un litro di naturale a 2,50.
Altro aspetto negativo è che, pur avendo a disposizione una piazza, il Ritrovo Dei Golosi riesce a farvi finire gomito a gomito col tavolo a fianco, di cui potrete ascoltare tutte le chiacchiere per ingannare l'attesa dei piatti.
Gesto di buona volontà alla cassa, dove i due calici di vino dal prezzo ignoto ci sono stati abbuonati, ma dove abbiamo dovuto sorbirci l'affermazione che "le mafaldine sono quasi uguali ai radiatori".
Prenotato per le 20 e scontrino fatto alle 21.41, fuggiti a gambe levate appena finiti i primi, ovviamente senza dolce né caffè.
Archiviamo sotto "serata storta" e ci vediamo l'anno prossimo; cucina e servizio da una parte e prezzi dall'altra devono tornare sullo stesso pianeta: o i primi diventano stellari, o i secondi tornano sulla terra.

Update: il 5 Settembre, festa del paese, il ristorante aveva il dehors chiuso e in due ore non abbiamo visto entrare un solo cliente.

Update: il 7 Maggio 2016, il ristorante era "chiuso per ferie" senza indicazione della data di riapertura.

Update: a inizio Giugno 2016, il locale era chiuso, alla ricerca di nuova gestione.

Update: a Maggio 2017, il locale ha riaperto.

Update: estate 2018, sembra aver nuovamente cambiato gestione.

martedì 2 giugno 2015

Ristorante Pizzeria Thomas e Stefano 2, Maddalena di Somma Lombardo

Maddalena è una piccola frazione di Somma Lombardo, affacciata sulla valle del Ticino, fatta di tre vie e situata a distanza di sicurezza dalla strada trafficata che dal capoluogo va a Malpensa. E' difficile passarci per caso, perché in pratica la strada finisce lì, e a quanto pare anche i ciclisti e i passeggiatori della domenica preferiscono rimanere sull'alzaia del Villoresi, che inizia poco più a monte.
Sprezzanti del pericolo, abbiamo deciso di provare l'unica (apparentemente) pizzeria del paese, situata ovviamente in piazza, di fronte all'unico bar. La sede numero 2 dell'impero targato "Thomas e Stefano" ha due ampie sale, di cui una chiaramente ricavata da quello che un tempo era probabilmente il dehors del circolino del paese. Domenica sera, giornata di elezioni, ci siamo accomodati in quest'ultima, insieme agli unici altri avventori, intenti a commentare la situazione politica sommese, e a Jim Carrey in televisione. Soffitto spiovente altissimo di travi scure, perlinato, poster e quadri sconclusionati alle pareti, tende rosse cangianti e una parete bianca enigmaticamente addobbata da cuori rossi pitturati a mano con la pennellessa, insomma la quintessenza della pizzeria arredata con poche pretese. Tutto il contrario di un locale di classe, ma proprio per questo più "umano".
C'è un'ampia scelta di pizze, tra cui alcune anche originali, oltre ad alcuni piatti elencati nel menù che altro non è che il classico pieghevole delle pizzerie d'asporto, genere artistico a sè col suo miscuglio di colori, caratteri e annunci da "Il martedì offerta a 5 Euro" a "Cenone di Capodanno".
Le due pizze, non male ma un po' unte, ci hanno fatto portato in dote un sonno più agitato del solito; con due birre e i caffè fanno 28 Euro.
In definitiva, una pizza onesta per chi vuole fuggire dal traffico e dai posti affollati.

domenica 31 maggio 2015

Le Fief al Castello Dal Pozzo, Oleggio Castello

Il Castello Dal Pozzo è un'inaspettata magione di proporzioni principesche e quasi inglesi che domina il piccolo borgo di Oleggio Castello, appena alle spalle di Arona, ospitando un albergo e un ristorante entrambi all'insegna del lusso.
A fine Aprile abbiamo visitato il ristorante, che purtroppo si trova in un edificio diverso da quello del castello propriamente detto, e quindi non abbiamo potuto fare la passeggiata nel magnifico parco che si vede nelle foto e che avevamo già pregustato.
Il ristorante Le Fief offre ovviamente un servizio di classe e sul sito richiede esplicitamente agli ospiti un abbigliamento elegante per non farvi pensare nemmeno per un attimo di non essere a Downton Abbey. Dal menù abbiamo scelto l'uovo à la mode di Ottone I (giusto per dire l'andazzo nei nomi delle portate), il tortino di riso al barolo, fettuccine fatte in casa, crema di patate porri e polipo, il boccone del principe (filetto di fassone), il tutto a prezzi tutto sommato "normali" per una location del genere e annaffiato con un Brunello da 55 Euro. Hurrà per il coperto a 0 Euro.
Si parcheggia al coperto nel garage di fronte all'ingresso del locale, dopo qualche giravolta dovuta ai sensi unici della zona (alla prenotazione il personale si è premurato di darci le indicazioni opportune).
Un menù di "rielaborazioni" fatte senza esagerare, che però ovviamente finiscono per comporre una lista di scelte un po' eterogenee.
A volerci dar dentro, si finisce facilmente sui 100 Euro a testa. Consigliato sicuramente nelle belle giornate primaverili per godersi anche la terrazza. Da conoscere meglio il castello!

La Frottola, Vigevano

Non distante dalla Piazza Ducale, epicentro della "vita" notturna e non di Vigevano, c'è l'Osteria La Frottola, che appartiene a quella categoria di birrerie con cucina dalla cupa ambientazione medievale (ascia bipenne e tutto quanto), i tavoli massicci per piccoli gruppi di amici o coppiette, e l'illuminazione carente. Oltre all'immancabile scelta chilometrica di "cervogie", anche il menù della cucina si sbizzarrisce in pagine e pagine di carne alla griglia ma non solo: panini, primi piatti e dolci in abbondanza. Le proposte della carne fanno ben sperare, dal capriolo al cinghiale a ogni sorta di taglio, fino agli hamburger molto ben fatti che abbiamo provato noi.
Parcheggiare nelle vicinanze richiede più di uno sforzo, soprattutto se non si arriva presto; il locale pare abbastanza capiente e il servizio è gentile e veloce il giusto; prezzi nella media.
Indicato sia per la serata a birra e salsicce che per la cena più sostanziosa. Consigliato.

domenica 17 maggio 2015

Angoli di Milano

Recentemente mi sono trovato in due "angoli" di Milano in cui non è facile capitare per caso.
L'Osteria dei Vecchi Sapori si trova al 3 di Via Carmagnola, in una di quelle "isole" (l'Isola, appunto) create a Milano dai binari, in questo caso quelli della Stazione Garibaldi. L'ambiente non è esattamente quello che ci si potrebbe aspettare da un'osteria, dicitura oggi alquanto abusata, bensì un locale dall'arredamento moderno ma comunque caldo, un'ampia sala in grado di ospitare sia coppie che tavolate di amici. Nel menù c'è un po' di tutto, dai taglieri al tartufo all'angus ai tonnarelli cacio e pepe, senza però sforare nell'esotico o nel fuori luogo (niente pesce, una volta tanto!). C'è anche un'onesta scelta di buoni vini, e buoni dolci. Prezzi nella media e buon servizio. Parcheggio prevedibilmente non facile.
Al 92 di Via Gallarate c'è invece il "locale storico d'Italia" (come recita il biglietto da visita) La Pobbia. Il grosso del traffico fluisce sul parallelo Viale Certosa e sul cavalcavia del Ghisallo a pochi metri. Ovviamente la zona non è tra le più amene, ma una volta entrati si viene accolti da personale in (metaforici) guanti bianchi che vi accompagnerà attraverso l'ampio ed elegante locale fino al piccolo giardino sul retro, dove una manciata di tavolini sul praticello ritaglieranno per voi un angolo di relax di lusso. Con tanto di menù in dialetto milanese, ci si può sbizzarrire col risotto al salto o l'uovo in cereghin o i mondeghili, tanto per citarne alcuni. C'è tutto quanto ci si aspetta da un ristorante di lusso, compresi i prezzi; ma anche qualche iniziativa "extra" come il gradito menù take away "schiscetta", o l'angolo riservato alle immancabili birre "artigianali". Da approfondire.

giovedì 23 aprile 2015

Milano caput mundi

Due rapide segnalazioni di posti per così dire "etnici" visitati recentemente.
Il primo è il ristorante cinese Wangjiao all'inizio di Via Padova, a due passi da Piazzale Loreto. La zona pullula di locali delle più svariate etnie, dove la fanno da padrone il Sud America e l'Estremo Oriente. A fianco del Wangjiao c'è un piccolo locale di latinos dove a quanto pare si fanno solo piatti a base di pollo, e appena dopo un altro cinese. Il Wangjiao (che sul bigliettino presenta anche la scritta "The Corner Milano Uno" e altri due indirizzi sul retro) attira l'attenzione per 1) la mancanza degli involtini primavera in menù, 2) la predominanza di cinesi tra gli avventori e 3) lo stile del locale che oserei definire "industrial" in quanto in pratica tutto l'arredamento consiste in un muretto di forati di cemento che divide la sala in due. Ci sono tavolini per tutti i gusti, dalla coppia ai piccoli gruppi, e il solito menù chilometrico che fortunatamente, oltre ai soliti pollo alle mandorle e compagnia, offre anche la possibilità di fare scoperte interessanti. Abbiamo mangiato bene e a sazietà, per il solito prezzo economico anche se non proprio stracciato. Personale gentile, piatti serviti alla rinfusa e un'atmosfera ruspante poco adatta alle due schizzinosone che ci sono sedute poco distante da noi: se vi dà fastidio sedervi vicino a dei cinesi allora forse è meglio se ve ne state a casa. Si sono dimenticati di farci lo scontrino. Consigliato.
E' stata una mezza delusione la visita al Grand Canyon, classico locale tex-mex su Viale Certosa a poca distanza dal Cimitero Maggiore. Arrivato evidentemente un po' in anticipo (le 19) sull'orario di punta, mi sono accomodato sui divanetti esterni senza che nessuno si preoccupasse della mia presenza; arrivato l'amico che stavo aspettando, abbiamo recuperato il cameriere (cuoco? padrone?) e siamo riusciti a farci servire una Corona e un piatto di fajitas per due dal salatissimo prezzo di 20 Euro, considerate le dimensioni della porzione, che definirei senza esitazioni "singola". Oltre ai divanetti, ci sono un paio di tavoli all'esterno sul non ridente Viale Certosa, mentre il "grosso" del locale è formato dall'interno e, evidentemente, dal giardino sul retro che però non abbiamo visionato. Va bene che era mercoledì sera in una zona non propriamente frequentatissima, ma l'accoglienza è stata particolarmente fredda. Credo che prima o poi lo riproverò, prestando attenzione ai prezzi: 5 Euro tondi tondi per la bottiglietta di Corona.

domenica 8 marzo 2015

L'osteria - Pontevecchio di Magenta

Arrivando da Magenta, sulla sinistra appena attraversato il ponte sul Naviglio Grande c'è l'Osteria, con la sua bandiera e il campanello al quale bisogna suonare, perché la porta è chiusa "per tenere fuori i marocchini" o qualcosa del genere. L'ambiente all'interno è caldo e accogliente, con due piccole sale, una adornata da un grande camino che lascia immaginare gli antichi lussi della residenza. Il patron (unica presenza in sala) vi presenterà a voce le scelte disponibili nel menù del periodo, e solitamente cercherà di assegnarvi il vino di sua scelta da un paio di mensole a vista; tutta la spiegazione è condivisa con gli altri clienti, visto che le sale sono minuscole e a meno di sussurrare non c'è granché possibilità di privacy.
Messa così, sembrerebbero solo aspetti negativi, mentre in realtà la serata si è rivelata rilassante e la cucina più che buona. I cannoli (che io avrei definito vol-au-vent) con la cipolla caramellata e il gelato alla pera hanno fatto da gustoso antipasto, che abbiamo fatto seguire da un risotto al "gorgonzola di capra" che metto tra virgolette in quanto ignoro se si tratti di una dicitura ortodossa o meno, e che comunque è stato efficacemente descritto come "non proprio gorgonzola, non proprio formaggio di capra". Non abbiamo provato i secondi (dove, come per i primi, c'era anche una scelta di pesce - una sola, per fortuna, evidentemente per soddisfare i freak che vanno a Magenta per mangiare gli scampi). Per dessert, panna cotta (senza colla di pesce - me lo ricordo perché ci è stato ripetuto cinque volte) e una super porzione di tarte tatin. Caffè e bottiglia di sambuca sul tavolo, che è uno di quei piccoli gesti di calore e, come dire, "fiducia" verso il cliente, che toglie a tutti l'imbarazzo di dare un prezzo a un bicchierino di ammazzacaffè. Se ben ricordo, c'erano tre-quattro scelte per tutte le portate, cosa che mi sembra più che sufficiente e indicazione di cucina "vera" (come anche il ripetuto racconto della triste sorte toccata al terzo dei dessert pianificati per la serata, che purtroppo non è riuscito bene e quindi non è in menù eccetera...).
Tutto sommato, una destinazione da provare di tanto in tanto, soprattutto, a mio parere, nelle fredde e umide sere dell'inverno lombardo, per un assaggio di "territorio" e di cucina ben fatta ma senza troppi fronzoli. Unica nota davvero un po' stonata, a mio parere, è la completa mancanza di un menù su cui poter almeno adocchiare i prezzi: la regolare ricevuta fiscale a fine serata elenca semplicemente "2 menù a 90 Euro totale bevande incluse" (tradotto: 45 Euro a testa); non proprio prezzi proletari (per antipasto, primo, dolce e una bottiglia di vino) e soprattutto nessun dettaglio. Ma noi siamo bauscia e mica stiamo lì a sindacare sui prezzi: custa quel ch'el custa!

sabato 28 febbraio 2015

Credevo Peggio, Cornate d'Adda

Mai nome fu più azzeccato per questa trattoria-pizzeria che abbiamo scovato per caso alla ricerca di una cena pre-concerto al Bloom, un lunedì sera di Febbraio quando abbiamo scoperto che i due ristoranti di Mezzago hanno pensato bene di scegliere lo stesso giorno di chiusura settimanale.
A pochi minuti d'auto, in Via Volta a Cornate c'è il Credevo Peggio, col suo aspetto da circolino di provincia, il logo col bue e il maiale, il bagno in cortile e la dicitura "formaggeria tipica". Noi abbiamo provato solo le pizze, sottili e buone, oltre a uno dei tartufi di Pizzo (Calabro), golose variazioni sul noto tema del tartufo. Il resto del menù è da vera trattoria, col gorgonzola e i formaggi in generale a farla da padrone.
Le pareti della sala, col perlinato d'ordinanza, sono addobbate con arnesi contadini, una bicicletta! e svariati altri aggeggi che conferiscono un'atmosfera rustica e accogliente.
Si parcheggia sulla via. Decisamente consigliato!

Luce, Varese

"Nella splendida cornice di Villa Panza" è l'incipit obbligatorio per la presentazione del ristorante Luce, situato appunto nella dimora del FAI a Varese. Occasione ghiotta per addentrarsi (arrampicarsi?) nelle vie che conducono fino al Piazzale Litta e visitare la mostra di turno ospitata nella villa. Durante la nostra visita, successiva a una breve nevicata, il già non grande parcheggio interno era ridotto a una palude difficilmente praticabile, e la piazzetta antistante costringe a piccole acrobazie per lasciare l'auto, quindi, tempo e tacchi delle signore permettendo, il consiglio è quello di farsi una passeggiata.
Il Luce gode ovviamente dell'eleganza delle sale della villa, "raffreddata" un po' dall'imbiancatura delle pareti e dalla messa in tavola moderna/minimalista. Servizio e cucina d'alta qualità, come si conviene alla location; interpretazioni fantasiose di piatti appetitosi senza sconfinare nell'astruso: "Orto ad arte" è un colorato piatto di verdure, l'"Ovetto Frittocrudo" è una specialità riservata agli amanti dell'uovo, e poi zuppa di porri, piovra arrostita, maialino, pane della casa e una carta dei vini per intenditori dai prezzi non certo proletari. L'acqua viene menzionata in ricevuta come "H2O", tanto per inquadrare l'atmosfera. Porzioni non certo da rimpinzarsi, piuttosto fatte per assaporare col dovuto piacere sapori una volta tanto non esotici ma preparati e presentati con riguardo e classe.
Antipasti intorno ai 15 Euro, Primi e Secondi sui 20. Niente coperto, hurrà! Servizio professionale e cordiale, tavoli spaziosi e ben distanziati, evviva!
Non certo il posto dove capitare per caso, ma consigliato per una bella "gita di classe", non scolastica, ma d'arte e appetito.

sabato 14 febbraio 2015

La Gramola, Turbigo

CHIUSO

La Gramola vuole essere uno dei pochi ristoranti "eleganti" e di buon livello culinario della zona, grazie a un arredamento moderno e curato e una cucina di qualità e ben presentata.
Per i miei gusti, i menù si concentrano un po' troppo sul pesce, anche a causa del fatto che è difficile, in questa zona, definire una cucina "del territorio" e contemporaneamente "di classe". Come detto, tutti i piatti sono ben presentati e offrono anche qualche trovata golosa e originale, come l'utilizzo di liquirizia, menta o acciughe.
Il servizio è gentile e professionale; pane e grissini fatti in casa, anche se ritengo, come sempre, che il coperto (3 Euro) sarebbe da evitare. Una buona varietà di vini, con prezzi nella media. Antipasti e primi intorno ai 15 Euro, secondi sui 20. Menzione particolare anche per i dessert, buoni e originali. E' quindi facile superare i 100 Euro per due persone.
Situato sulla provinciale, in zona non particolarmente amena, il ristorante offre un piccolo percheggio sul retro e qualche posto auto davanti.
Rendere il menù un po' più "tipico" e meno dipendente da astici, rombi e vongole aggiungerebbe "personalità" a questo ristorante, innalzandolo con più decisione dal resto del panorama circostante.
Consigliato per una serata rilassante.

sabato 24 gennaio 2015

Cascina Bullona, Pontevecchio di Magenta

L'agriturismo Bullona si trova nelle campagne del Parco del Ticino, a metà strada tra la frazione di Pontevecchio e il centro LIPU La Fagiana e si raggiunge facilmente seguendo i cartelli e l'unica strada, fino ad arrivare all'ampio parcheggio di fronte alla cascina; nelle sere meno affollate è comunque possibile parcheggiare all'interno, a pochi metri dall'ingresso del ristorante e dall'edificio con le camere. La sala del locale è piccola e accogliente, soprattutto d'inverno con un bel camino sempre acceso; i menù sono fissi e variano ogni poche settimane, proponendo classica cucina lombarda con qualche concessione ai tocchi di fantasia, come la spolverata di cioccolato sul risotto. Il menù da 30 Euro, con due primi e due secondi, è consigliato solo ai mangioni. Dagli abbondanti antipasti al dolce, tutti i piatti sono ben preparati e il servizio è gentile e rapido (almeno durante la nostra visita, quando la sala era semivuota). E' fortemente consigliato prenotare in anticipo, onde evitare di cogliere impreparata la cucina nelle sere meno gettonate.
Un posto consigliato, dove sentire ancora un po' di calore campagnolo, accompagnato da cibo di qualità. Caffè gentilmente offerti e vino "della casa" (le bottiglie sono esposte all'ingresso) a 8 Euro la bottiglia. (A questo proposito, al ristorante c'è solo un personaggio più fastidioso del bambino urlante: il sedicente intenditore di vini che esamina per ore liste di vini chilometriche, fa richieste strampalate ai proprietari e quando gli viene servito il vino, al momento fatidico di agitarlo nel bicchiere per meglio sprigionarne i profumi, lo centrifuga come se lo stesse preparando per un'analisi di CSI Miami: per fortuna alla Bullona queste cose non accadono, ed è per questo che ci piace).
Unico lato negativo è che il ricordo della buona cucina rimarrà attaccato un po' anche ai vostri abiti, visto che l'aerazione del locale (l'abbiamo provato solo d'inverno) evidentemente non è il massimo.

giovedì 1 gennaio 2015

Liguria autunno 2014

Come ogni anno mi appunto i ristoranti e i locali vari che abbiamo provato durante la nostra permanenza in riviera.
A Loano siamo finalmente andati a U Piccin, nel borgo Castello, dove abbiamo potuto finalmente provare, con gran soddisfazione, la pasta fatta in casa. Le viette del borgo, specialmente la sera, forniscono una cornice da cartolina; il locale è piccolo ma non minuscolo, elegante ma non formale, e il servizio alquanto cordiale. Prezzi non popolari ma tutto sommato nella media; ovviamente l'auto va lasciata poco distante. Torneremo.
Per quanto riguarda i locali più piccoli, a Loano ha aperto sul lungomare la gelateria Rivareno, che propone gusti originali e golosi (cioccolato e sale!), finalmente qualcosa di diverso dagli altri millemila gelatai intenti a contendersi la clientela più "tradizionalista". Sempre sul lungomare, l'Olivier's Pub serve gli aperitivi (i soliti cocktail, o vino) al tavolo corredati da un piccolo tagliere di salumi e altri stuzzichini; buono e indicato per osservare la clientela degli habitué (come peraltro in quasi tutti gli altri bar del lungomare). A Pietra, in Via Garibaldi (in piazza, in verità) c'è invece Le Café Des Artistes, un bar molto carino, con libri, fotoritratti e altri ammennicoli alle pareti, che invita al relax e a gustarsi qualcosa in più di un semplice caffè.
Sempre a Pietra, torniamo sempre volentieri alla Pizzeria Mamma Mia, un locale senza pretese in Piazza Martiri della Libertà che però sforza belle pizzone spesse servite su un tagliere. Abbiamo cercato di stare il più possibile alla larga dal bar "figo" che ha aperto dall'altra parte della piazza e spara la sua musica truzza oltre che sugli splendidi clienti anche sui malcapitati passanti. Abbiamo invece finalmente provato l'Osteria Loco, a pochi passi dal Mamma Mia, un locale minuscolo (con tavolini anche all'esterno, ovviamente) con un po' di sapore greco-marinaro e una buona cucina casalinga di mare. Torneremo, sperando nel bel tempo per mangiare fuori, perché non consiglierei l'interno se più di un paio di tavoli fossero occupati. Tutti questi, naturalmente, si raggiungono a piedi, lasciando ad esempio l'auto sul lungomare.
Siamo tornati ovviamente anche alla gastronomia Al Buon Boccone, a Loano a fianco della gelateria menzionata prima: porzioni abbondanti, buona qualità, gestione famigliare e prezzi modici! Sempre a Loano, finiamo relativamente spesso in via Boragine all'Ostaia Marchesi (anche se non abbiamo mai provato gli "assaggi brasiliani" pubblicizzati all'ingresso), perché offre pizze buone e originali in un panorama non particolarmente felice sotto questo punto di vista, oltre a piatti di buona cucina, in un locale "giusto".
Altra destinazione per noi "classica" a Loano è il tex-mex The Ranch, sull'Aurelia, in realtà in territorio di Pietra, in zona Santa Corona. Finalmente tra l'altro abbiamo osservato un "addolcimento" della rigida politica di sistemazione dei clienti ai tavoli e per la prima volta abbiamo potuto evitare uno dei minuscoli tavoli da due.
A proposito di pizze, abbiamo invece scoperto, in "zona poeti" a Loano, Santino, una pizzeria ricavata in un piccolo spazio sotto il livello della carreggiata, con un dehors (se così possiamo definirlo, vista la posizione non felice) di fortuna e il resto del locale decorato a tema giamaicano (va beh, a parte i 45 giri di Caterina Caselli alle pareti). Al forno, l'eponimo Santino, che oltre a impastare, farcire e cuocere, intrattiene i clienti e propaganda le specialità della casa; tovagliette di carta e "coperto" ridotto ai minimi termini seguono il tema "folcloristico" del locale, che, per farla breve, offre quella che finora c'è sembrata la miglior pizza di Loano. Servizio cordiale ma alla buona: lo scontrino non s'è visto. 29 Euro in due, pizze e birre. Non oso immaginare in che razza di bolgia si possa trasformare il locale di Santino in estate.
Esattamente agli antipodi di Santino c'è il solito superlativo (per location e cucina) Doc di Borgio su cui non mi dilungherò ulteriormente: sempre super, da rimanere al tavolo (in veranda!) tutto il giorno.
Su "livelli Doc" si è rivelato il ristorante San Giorgio di Cervo, nelle viette del borgo antico in cima alla collina, con una vista che promette di essere fantastica per i fortunati che pranzano sul balcone, anche se l'elegante locale all'interno non è da meno. Anche qui pescato fresco, buoni vini e servizio (quasi) in guanti bianchi. Quelli del San Giorgio ci vanno però un po' pesanti coi prezzi: 200 Euro tondi tondi in due; da provare, ma non proprio da tornarci tutti i giorni.
Un'altra scoperta, non al livello dei due precedenti, ma pur sempre di tutto rispetto, è stata il Ristorante Beigisela a Finale, in via Colombo, esito della nostra ricerca di un ristorantino elegante in centro. Anche qui si arriva a piedi; il locale non è grande ma spazioso, arredato in stile moderno senza essere troppo freddo, e durante la nostra visita novembrina tutto il servizio era gestito da una sola persona. 
Per concludere, in tema di Finale, abbiamo iniziato a esplorare le pizzerie sul lungomare, concentrandoci sulle adiacenti Betulla e I Sapori. Entrambe buone, la prima situata in un locale più carino, la seconda che scegliamo per la pizza alla crescenza.