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domenica 1 aprile 2018

Pizzerie di provincia

Da quando "Da Gaetano", anni fa, da pizzeria d'asporto si era tramutato in La Terrazza l'avevamo provato solo una volta, rimanendo meno che impressionati. Purtroppo il giudizio è confermato. A Cuggiono, appena entrati in paese arrivando da Inveruno, La Terrazza si presenta in tutto il suo grigiore di palazzina anonima. Si parcheggia sul retro, e il locale offre due ampie sale nel più ortodosso degli stili di pizzeria italiana. Non abbiamo provato la cucina, ma da Gaetano si andava per la pizza. Adieu.
Piacevole sorpresa invece a Case Nuove, dove quelli che la sanno lunga vanno al Samarcanda, che nonostante la minacciosa dicitura di "restaurant + lounge bar" offre pizze più che degne e un locale un po' affollato ma tutto sommato accogliente. La vicinanza a Malpensa e la triste offerta alberghiera circostante garantiscono una clientela un po' più eterogenea (e persino internazionale!) del consueto famigliole + coppiette di tamarri + tavolate dell'ufficio/scuola + sparuti pensionati che affolla i locali analoghi. Bisognerà trovare l'opportuno contrario di ridente per definire posti come Case Nuove (la Treccani suggerisce "mesto"), anche se a onor del vero una sera di inizio marzo che sembrava novembre con la neve e la fanghiglia non è certo il miglior biglietto da visita. I prezzi sono onesti e non si lucra su caffè e amari. Una buona scoperta.

Brunch imbruttiti

A Milano, il brunch è imbruttito per definizione, anche quando non lo è. A Milano il brunch è una roba che ha poco a che fare col brunch, ma brunch come tutti sanno è una parola milanese ed è una parola imbruttita, e significa "pranzo in cui i piatti hanno nomi in inglese e ci sono le uova e soprattutto devono esserci famigliole coi passeggini che per chissà quale ragione devono portare dei poppanti a non mangiare piatti costosissimi allo scopo di avanzare pretese improbabili col personale di sala e passare il tempo a vociare in direzione dei suddetti bambini chiedendogli se preferiscono le uova alla cumberbatch o alla coque".
Detto ciò, abbiamo recentemente fatto il brunch al Taglio in via Vigevano (zona Porta Genova) e al Fuorimano in via Cozzi (Greco-Bicocca), locali accomunati dall'arguzia dei rispettivi URL, taglio.me e fuorima.no.
Mi ha convinto di più il Fuorimano, perché meno affollato, più spazioso (un vecchio capannone che per una volta non sa solo di vecchiocapannone), e perché al Taglio hanno fatto un po' di storie ad accettarci senza prenotazione, nonostante fosse prestissimo e lo scontrino che ho qui davanti testimonia che ci siamo tolti di torno alle 12.15, quando la gente iniziava ad arrivare.
Si mangia bene in entrambi i posti, e il Taglio, in una delle due salette, ha anche un bancone gastronomia e un bancone bar, ma esce vincitore il Fuorimano, dove -nuntio vobis gaudium magnum- i 20 Euro del brunch includono i refill delle bevande, che vengono invece conteggiate a parte al Taglio.
Al Fuorimano ci sono degli angoli con delle poltrone e dei libri, e quindi se siete degli imbruttiti perditempo zuzzurelloni potete comodamente zuzzurellare per ore ed ore. L'essere fuori mano sembra dissuadere le famigliole con poppanti, o forse siamo solo stati fortunati noi.

Etnici a Milano

La Parrilla è un "mexican restaurant & meat specialties" su Corso Sempione che promette musica ed eventi per famigliole e tamarri d'ogni età, e accoglie i clienti con l'overload cromatico tipico dei ristoranti messicani "ripuliti" di casa nostra, che in questo caso comprende anche il personale. Si mangia bene, anche se le fajitas erano decisamente troppo salate. Tutto quanto sembra fatto in casa, incluse le tortillas rimaste un po' crude.  Porzioni abbondanti. Otto euro per i nachos, sedici per l'enchilada. Da riprovare. Parcheggio ovviamente impossibile.
L'ineffabile Indian Restaurant Taste of India di Via Panfilo Castaldi 42 è stata una scoperta per via di voucher che altrimenti difficilmente avrebbe attirato la nostra attenzione. Il locale e il servizio sono estremamente alla buona, e la presenza di commensali di origine indiana dovrebbe garantire sulla qualità del cibo. Non si rimane certo a bocca aperta per le invenzioni dello chef, ma si va sul sicuro con l'usuale vasta scelta di piatti e di risi e naan per accompagnarli. Ci si sazia con meno di 30 Euro a testa e si gode delle spericolate traduzioni in italiano e inglese presenti nel menù. Via Castaldi è piena di ristoranti di ogni tipo e ovviamente parcheggiare è impossibile.
Eravamo stati al ristorante libanese Trattoria Accademia (in Via Accademia, 53) anni fa e il mio ricordo era migliore. Il locale è sempre lo stesso, arredato senza pretese e con vecchie foto del Libano alle pareti. Il cibo, pur essendoci limitati alle sole mezze (taboulè, hummus, moutabbal, ecc.), mi è sembrato senza infamia nè lode. Però quando uno è in crisi d'astinenza di hummus, bisogna provvedere. Il servizio è gentile e la zona un po' fuori mano permette di trovare parcheggio nelle vicinanze.