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domenica 24 dicembre 2023

La Tasteria, Milano

Spendiamo due parole sulla Tasteria "eccellenze siciliane" solo per sottolineare la deprecabile tendenza a stipare gente in locali minuscoli e rifilargli piatti dai prezzi stratosferici che a Milano ormai è la normalità. Il sito del locale, con la sua valanga di inglesismi ("filosofood", "made in Sicily", eccetera), presenta bene lo stile del posto, e non c'è bisogno di aggiungere molto altro. Rimane comunque la domanda di chi possa e voglia permettersi certi pranzi, tolti ovviamente quelli che poi li mettono in nota spese: certo, saranno tutti ingredienti selezionatissimi e DOP e DOC e presidi di questo o quello slowfood, però sarebbe ora di dire che oggi spendere 22 euro per mangiarsi un panino e una bibita abbarbicati in un angolo di un minuscolo localino non è accettabile. Chiariamo: non è accettabile pagare quelle cifre e contemporaneamente essere stipati in un buco di locale largo tre metri. 

Io posso accettare quasi qualunque prezzo per il buon cibo, ma questo deve essere accompagnato da un servizio e un'accoglienza dello stesso livello. I posti come la Tasteria sono spesso gestiti da personale sinceramente caloroso ed entusiasta della propria proposta culinaria, ma ciò non toglie che il cliente che va a mangiare un boccone in pausa pranzo in un localino con quattro tavoli e due sgabelli deve poter trovare prezzi più abbordabili. Se non è possibile proporre certi cibi a prezzi economici, il panino gourmet a 18 euro va servito in un locale degno di questo nome, dove ci si possa muovere tra i tavoli senza urtare i commensali, con tovaglia e tovaglioli, e magari persino una finestra dalla quale far entrare la luce del sole.

Poi, per carità, finché ci saranno aziende americane che accettano certi scontrini in nota spese o certe famiglie che pagano quotidianamente ai propri rampolli i panini da 20 euro, la filosofood del finger food 100% made in Sicily continuerà a prosperare, buon per loro!

Due facce di Milano

Le cene aziendali sono un'occasione per confermare -gratuitamente- certi miei pregiudizi verso locali come Il Solferino, trappole per bauscia dove si sta stretti, si mangia come in mensa, e si paga uno sproposito. Locali che per chissà quale motivo attirano una clientela danarosa ma tutto sommato buzzurra che si adegua senza problemi al sistema di prenotazioni a turni che io trovo demenziale: prenotare cena alle 21:30 e dover poi persino aspettare che si liberi il tavolo. Trovate del genere una volta sarebbero state un marchio d'infamia indelebile sulla reputazione dell'oste che avesse provato a proporle, mentre invece oggi chissà perché sono la normalità nei posti dove paghi 20 euro un piatto di pasta o di nachos. L'unica spiegazione che mi so dare è che la clientela abbia più soldi da buttare e contemporaneamente si sia estremamente rincoglionita.

Al Solferino (via Castelfidardo, vicino a Porta Nuova), una volta attraversata l'angusta doppia porta all'ingresso e gli angusti passaggi tra i tavoli, ci si accomoda al proprio angusto posto dal quale osservare il resto della clientela: la contessina novantenne che mangia col cappello in testa, il tavolo di cosplayer di chiaraferragni tutte uguali col loro cappottino e la loro acconciatura, il burino sessantenne con la trentenne brasiliana ipersiliconata, le compagnie di sciure impellicciate e starnazzanti, eccetera.

Come detto, si mangia come in mensa, con risotti, cotolette, culatelli, tiramisù tutti ugualmente insignificanti, serviti con l'affabilità di un manipolo di galeotti e annaffiati da vini dai prezzi stratosferici. Però sotto Natale è tutto un risplendere di luci e addobbi -luminosissimi e sopra le righe uguali identici ad altre centinaia di locali della città- e l'allegria è obbligatoria.


Al Matarel (corso Garibaldi, Brera), invece, si fanno le cose come si deve. Anche qui il locale non è grande e si sta strettini, ma non si ha l'impressione di essere entrati in una boglia dantesca. Di addobbi natalizi non ce n'è e l'arredamento è quello semplice di un ristorante con tante decadi di lavoro sulle spalle, che hanno lentamente sedimentato le proprie memorie alle pareti, dal poster di Stalin alla foto dell'anonima starlette, alle pagine web con la recensione di chissà cosa stampate e incorniciate. Anche qui il servizio non è ridanciano, ma anche il cameriere più burbero tiene il cliente al centro dell'attenzione e gestisce con professionalità e pazienza le richieste di tutti. L'ambiente è umano e accogliente, e ci si tuffa quindi volentieri nella casöla, servita in questo caso con la polenta. Senza troppe pretese di esotismo, il menù propone tutti i classici della cucina milanese. I prezzi ormai sono lievitati ovunque, ma al Matarel non troviamo niente che faccia gridare allo scandalo come in molti altri posti. Casöla, dolci, e tre bottiglie di vino in sei, e si finisce sui 65 euro a testa. Viva la cucina milanese, viva il Matarel, viva i camerieri burberi.

domenica 10 dicembre 2023

Ai laghi

A Mergozzo, nella piazzetta affacciata sul lago, si trova il ristorante La Fugascina, locale con qualche pretesa di alta cucina e un bel dehors che purtroppo dà sulla strada, aperta al passaggio delle auto a senso unico alternato. Questo purtroppo penalizza un po' la location, che altrimenti sarebbe eccezionale. Gli altri ristoranti più in là sul lungolago ringraziano. Purtroppo si fa anche fatica a parcheggiare, pur lasciando l'auto ben lontano dal centro. Alla Fugascina gli habitué la fanno da padrone (e posteggiano dove gli pare), e quando ne arriva uno il servizio tende a dimenticarsi dei comuni mortali. Si mangia comunque bene, con porzioni non proprio abbondanti ma prezzi tutto sommato decenti. Si finisce sui 60 euro a testa, coperto purtroppo a 4 euro.

Considerazioni non dissimili valgono per la Terrazza Paradiso ai piedi del San Carlone di Arona, dove una location fantastica affacciata sul lago e una buona scelta di pizze non vengono valorizzate opportunamente da un servizio all'altezza. Sarà che le aspettative influiscono molto sull'esperienza finale, ma certi locali dovrebbero decidersi: o fate la pizzeria alla buona, e allora uno sorvola sui camerieri sbadati e distratti, oppure fate il ristorante "pettinato" e allora ci vuole una cura del cliente come si deve, e un menù più attento alla qualità che alle anonime sfilate di tataki-branzino-filetto. Non si paga neanche poco, e si lascia l'auto sotto la statua nel parcheggio a pagamento 24/24, accidenti al Comune di Arona.

Meno pretenzioso ma sicuramente più soddisfacente è la "vineria & bistrot" Al Buscion nel centro di Stresa, dove se avete fortuna potete accomodarvi a farvi una buona birra o un buon vino. Lasciate stare il menù e rivolgetevi alle proposte del giorno: noi abbiamo trovato gnocchi di farina di castagne (10 euro), polenta (12), e cinghiale. Buoni anche i dolci. Il locale purtroppo è piccolino (se il tempo è clemente, ci sono anche tavolini all'esterno), e se si incappa in una famigliola from hell come è capitato a noi, non c'è scampo per nessuno. Non si paga il coperto, urrà!

sabato 9 dicembre 2023

Milan l'è on gran Milan, Milan cont el cör an man, ecc. ecc.

La Trattoria Sole compie l'opera benemerita non solo di nobilitare un piccolo tratto dell'altrimenti deprimente via Vavassori Peroni (siamo dietro al Politecnico), ma anche di accoglierci in quello che sembra un appartamento d'altri tempi, con le sue credenze e il pavimento d'antan, dove la privacy dei tavoli è garantita dalla scelta elegante di usare dei separé, come purtroppo non si vede fare quasi più. Abbiamo mangiato cotolette ma anche tagliolini, tutto ben fatto e servito con cordiale professionalità. I prezzi sono forse un po' altini (cotoletta a 24 euro), ma si sta tanto bene. Promosso, evviva!

Alla Peppa di Piazza Minniti, invece si mangiano bombette pugliesi (cioè, per i profani, uber-polpette "potenziate" con svariati ripieni e accompagnamenti), e lo si può fare in un dehors sulla strada abbellito da qualche pianta e da un ambiente luminoso che fa dimenticare il traffico all'esterno. Trovandoci in una zona cool di Milano, non si va per il sottile per quanto riguarda i prezzi (3 euro di coperto per quello che vorrebbe essere un posto alla buona), nonostante oltretutto un servizio un po' sbadato. Una bombetta di qua, una bombetta di là, fanno 222 euro in sei, che insomma non essendoci nemmeno ingozzati sono un po' tantini.

L'Antica Osteria Cavallini di via Mauro Macchi è invece uno di quei posti dove si va a mangiare le capesante se paga la ditta, e quindi non si fa troppo caso ai prezzi. La sala/dehors è ampia e luminosa e circondata dal verde delle piante del cortile. Il servizio (e l'atmosfera in generale) è un po' all'antica - inteso come un complimento: ogni tanto fa piacere mangiare senza doversi preoccupare della smemoratezza di qualche giovanotto improvvisato cameriere. Menù per tutti i gusti del cuménda di turno.

Passando in periferia, il Ristorante Erba Brusca sul Naviglio Pavese vuole fare cucina con cura e qualità in un ambiente raccolto (forse fin troppo) anche grazie a un ameno giardinetto. Non si sfugge comunque alla calura estiva, e si posteggia un po' alla rinfusa milanese-style nonostante ci si trovi fuori città. Le scelte del menù sono tutte originali e ben fatte, forse in alcuni casi un po' pretenziose. Servizio professionale e discreto. I prezzi, tutto sommato, non sono alti.

La periferia milanese riserva anche sorprese come la Trattoria Casa Mia a Bruzzano, in fondo alla via privata Alberico Da Barbiano, uno di quei posti work in progress che a Milano paiono non estinguersi mai, congelati all'epoca del ragazzo della via Gluck, dove il cemento continua a mangiarsi gli antichi prati. "Casa Mia" tiene fede al suo nome in quanto sembra che tutti gli avventori siano parenti o amici dei proprietari e, nonostante l'accoglienza e il servizio siano stati professionali, si rimane un po' con circospetti come il pistolero straniero che è entrato nel saloon sbagliato. Si mangiano cotolette e altre specialità di generica "cucina fatta in casa" da trattoria, tu con le striminzite verdure grigliate di contorno e il vicino che si ingozza di fritto misto. Il locale cavernoso è congelato nel tempo in qualche anno agli inizi degli '80, con una serie di ammennicoli e quadri degni di Teomondo Scrofalo: a quanto pare la clientela degli habitué è numerosa e affamata, mentre il forestiero se ne esce perplesso e disorientato com'era entrato.

Ovest milanese

A Castano Primo ha riaperto con nuova gestione il Gamba de legn bistrot, dove si cerca di portare ingredienti e preparazioni di qualità in una zona altrimenti un po' depressa. Il locale si trova a un non ameno incrocio stradale, col vantaggio però di avere vari posti per parcheggiare l'auto a pochi metri di distanza. Il bistrot è ben arredato e sembra che stia ingranando bene. Il menù è curato e fortunatamente non chilometrico pur soddisfando tutti i gusti (anche se personalmente non impazzisco per i menù che cercano di conciliare polpo e cinghiale). Si beve bene, anche al bicchiere. I prezzi non sono certo proletari, ma ormai questo è l'andazzo. Promosso, gli manca ancora un piccolo passo per raggiungere l'eccellenza, torneremo!

A Magenta, l'Old band "food & drink" offre principalmente pizze ma anche carne alla griglia e cocktail. Una bella iniziativa di recupero di uno spazio a pochi passi dalla piazza. Buone le pizze col bordo alto, anche se i prezzi astronomici (che ormai si trovano ovunque) iniziano a farsi sentire: margherita a 7 euro, pizze speciali a 14, buone come detto ma un po' piccole. Il locale è arredato con semplicità e calore; i tavoli sono ben distanziati ma ciò non evita purtroppo che l'ambiente si faccia facilmente un po' troppo rumoroso. Lodevole l'iniziativa di trasmettere buona musica rilassante in sottofondo, peccato che questa venga sovrastata dal chiacchiericcio della clientela: a questo punto, tanto vale tenerla spenta: ne guadagnerebbero le orecchie di tutti. Parcheggio complicato nelle vie circostanti.

Tecnicamente, il Doppio malto è a Magenta, in pratica si trova al posto dell'ex Toc, ora chiuso, affacciato sulla rotonda della "Via Novara", in compagnia del McDonald's. Il locale propone una formula stracollaudata da innumerevoli birrerie/pizzerie/bracerie della zona, in modo da accontentare tutti, grandi e piccini. Questo da un lato garantisce che in caso di indecisione nella scelta del locale dove passare la serata si possa venire qui a colpo sicuro, dall'altro la clientenal eterogenea crea un'atmosfera stramba nella quale coesistono biker di passaggio con moleste famigliole di bambini scorrazzanti. Il locale è è accessibile tramite una demenziale minuscola corsia d'ingresso che porta al parcheggio senza un filo d'ombra dal quale si esce attraverso un altro ineffabile varco verso il degrado circostante. Ci si chiude dentro il locale e si beve per dimenticare la wasteland tutt'intorno.