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domenica 20 aprile 2014

Love Eat, Castellanza

Ieri, di passaggio a Legnano, abbiamo fatto una deviazione per pranzo a Castellanza al Love Eat "Italian Luxury Burger". Nel non ridente Corso Matteotti si trova questo locale che mantiene quanto promette nella sua denominazione: hamburger "di lusso" in un ambiente curato a metà tra l'enoteca alla moda (bottiglie e casse di vino da tutte le parti) e il ristorante vero e proprio. Belle foto di musicisti alle pareti, tavoli distanziati il giusto (il locale era comunque vuoto quando siamo arrivati noi a mezzogiorno), e servizio cordiale e professionale. Il menù consiste fortunatamente di due sole pagine, una dedicata agli antipasti e alla carne alla griglia, e l'altra ai burger, che si trovano sia un varianti sfiziose con la "classica" carne di vitello (ad esempio il mio charlie con feta e menta), sia con pollo, maiale o anche pesce. A parte la carta delle bevande, con una buona scelta di vini e birre. I prezzi, considerando gli ingredienti di qualità (ah! finalmente un hamburger con del pane come si deve!) e le buone porzioni, sono onesti, con i burger intorno ai 10 Euro, la birra alla spina a 5 e le patate fritte (vere fette di vere patate) a 4, soprattutto se confrontati con le porzioni mignon, il servizio un po' scontroso e l'abuso di salse di un locale milanese che abbiamo riprovato recentemente.
Nessun problema per il parcheggio, ce n'è uno davanti al kebabbaro poco distante.
Consigliato.

Edit 2017: ha chiuso.

sabato 5 aprile 2014

Trani a gogo

Doppia segnalazione per due posti, entrambi a modo loro così "vecchia Milano".
In quel di Corsico, ai margini del centro storico, vicino a vie dagli improbabili nomi floreali, si trova il Ristorante Primavera, destinazione ruspante per la pausa pranzo. Intorno al palazzo dove si trova il locale non è difficile trovare parcheggio; la sala si trova al primo piano e accoglie una clientela piuttosto stabile: tavolate di impiegati, gruppi di tre o quattro magutt o signori anziani solitari. Tutti quanti alle prese con generose porzioni di pasta al forno, fritto misto, risotti, cotolette, olive ascolane e tutto quanto compone il tipico menù di questi locali, i discendenti di quelle osterie alla buona che oggi non esistono più. Qualcuno ha aperto un ristorante e l'ha chiamato "hostaria" con l'acca davanti, o qualcuno ha aperto una birreria e gli ha dato un nome fintorustico tipo "taverna dei quattro galli", ma intendiamoci: nulla hanno a che fare con le vere osterie. Queste, o sono morte o si sono incrociate con generazioni di cuochi meridionali o cinesi, hanno subito le leggi e i regolamenti "moderni", hanno accolto la nuova clientela della metropoli e hanno imbastardato di conseguenza il menù, trasformandosi, appunto, in posti come il Primavera, dove il servizio è ancora famigliare e alla buona, non si fanno tante smancerie e si annaffia il pranzo in un mezzo litro di vino rosso sfuso o in una bottiglia da 66 di qualche birra rigorosamente non alla moda. L'arredamento è essenziale e modesto, "stile grancasa", alle pareti qualche panorama improbabile o qualche foto a tema calcistico. Non cercate qui il fascino della "vecchia Milano", perché appunto quella vecchia città è morta e sepolta sotto palazzoni anonimi tra Via del Gigli e Via delle Rose. Questo è l'autentico pranzo alla buona, col menù completo approssimativamente fisso intorno ai 9 Euro.
Il tuffo nel passato è garantito invece dalla Osteria Alla Grande, alla fine di Via delle Forze Armate. Già la stessa via è una specie di macchina del tempo, che inizia in quella che oggi è "milano milano" e via via si allontana dal centro e dal metrò, e a un certo punto scarta sulla destra e si tramuta in una stradina nel centro storico di Baggio. L'Osteria Alla Grande è un minuscolo locale con una ventina di coperti gomito a gomito, stracolmo di ogni sorta di paccottiglia d'antan e che trasuda di Milano di una volta ad ogni centimetro, a cominciare dai personaggi dietro il bancone, vegliardi testimoni di quando Baggio non era Milano, e la strada non era invasa dalle auto, e probabilmente, forse, davvero, come ci raccontano le canzoni di Gaber e Jannacci, qualcuno portava la chitarra e si passava la sera scolando barbera. Oggi si continua a mangiare (bene) salsiccia in umido con le verze, cotolette, e "rivisitazioni" varie di pastasciutte non proprio meneghine.
La settimana scorsa siamo capitati all'Osteria Alla Grande mentre un VIP aficionado del locale, Enzo Iacchetti, stava girando, sul posto, uno spot pubblicitario a favore del locale, e ovviamente tutta l'atmosfera gravitava attorno all'ospite d'eccezione. Ed ecco quindi che notiamo le foto alle pareti dove il Iacchetti è onnipresente, il poster delle Brigate Gastronomiche, la campagna Adotta Un Oste, e i vari motti di spirito, ovviamente del più greve, per rimanere in atmosfera. La presenza del VIP in questione ha creato (o forse ha smascherato) una finta atmosfera goliardica che mi ha un po' rovinato l'esperienza, peraltro positiva sotto tutti gli aspetti. Anche qui si paga poco e si mangia bene.
Che siate in vena di nostalgia per la Milano che non c'è più, o che siate di quelli che vanno in brodo di giuggiole quando riconoscono "ah ma quello là è il tizio che ogni tanto c'è in TV con Iacchetti!", l'Osteria Alla Grande fa per voi.