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martedì 25 dicembre 2012

Annuale reportage dalla Liguria

La nostra trasferta in quel di Loano quest'anno è stata particolarmente ricca dal punto di vista culinario, nel senso che abbiamo decisamente esagerato coi pasti fuori casa, dalla colazione alla cena. Ho qua da due mesi un mazzetto di bigliettini, ricevute e appunti vari.
Per cominciare, una menzione speciale all'albergo Casa Marina che ci ha ospitati, che vista la clientela composta principalmente da pensionati non è certo un covo di gourmet ma dove si può acquistare dal gentilissimo signor Francesco una bottiglia di olio di oliva Arnasca. Segnalazione anche per il bed and breakfast Svegliarsi a Verezzi, altra gestione del "clan" Casa Marina, alle porte del bellissimo borgo di Verezzi, con una splendida vista sul golfo. A Loano il nostro indirizzo preferito per la colazione è il bar Old Fashion sul lungomare, col suo servizio gentile e cordiale e le brioche farcite al momento.



Iniziamo la carrellata tornando per un attimo a Verezzi, sbrigando 
velocemente la pessima non-visita al "luogo di incontro e di ristoro" Torre Antica, ristorantino situato nella panoramica piazzetta, dove abbiamo cercato di accomodarci per pranzo alla tarda ora delle 15 circa del 2 Novembre, quindi non propriamente al clou della stagione: l'unico cameriere, visibilmente in "panic mode" alle prese coi tavoli da sparecchiare, ci ha accolti con uno scorbutico "oh vi avviso che c'è minimo da aspettare tre quarti d'ora" che ci ha fatti scappare a gambe levate verso L'Antica Società Concordia alle porte del borgo, dove vista l'ora non ci hanno accolti col massimo dell'entusiasmo ma almeno ci hanno sfamati con un buon tagliere di formaggi e salumi e i golosi dolcetti al chinotto. Il posto ha il sapore del "circolino" di paese, un'ampia sala interna e un paio di tavolini sul dehors. Sempre a Verezzi abbiamo provato il ristorante Il Cappero, che offre sia una rustica saletta interna che un giardino panoramico che un bar sul terrazzo per farsi l'aperitivo più figo della zona. La vista è fantastica, il servizio gentile e la messa in tavola professionale, il cibo (trenette al pesto, frittura mista, ecc.) buono ma non all'altezza di un ristorante "di lusso" come a mio parere la location pretenderebbe.

"Giù" a Borgio c'è invece l'imbattibile, lussuoso, di gran classe, Doc dove abbiamo gustato il pescato del giorno e, unici clienti della serata, siamo stati trattati da re dallo chef che ci ha intrattenuti fino a oltre mezzanotte con disquisizioni dotte su tutta una carriera intorno al mondo. Il ristorante, col suo elegante giardino, ritaglia un angolo di classe su un incrocio stradale non particolarmente attraente di Borgio, e a quanto ci diceva il proprietario, ha intenzione di espandere il verde anche al terreno attiguo. Hurrà!
Ma torniamo a Loano, dove abbiamo ampliato lo spettro delle ricognizioni. Abbiamo dato una seconda chance alla Pizzeria Bagni Sirena, confermando purtroppo l'impressione dell'anno scorso.  Abbiamo continuato con le visite -sempre soddisfacenti- alla gastronomia Il Buon Boccone sul lungomare, che ora si è dotata di un gazebo col quale proteggere i tavolini nei giorni ventosi. Il servizio è sempre casalingo, e le porzioni sono gustose e abbondanti.
Abbiamo provato il ristorante pizzeria Da Carletto, anch'esso sul lungomare (Corso Roma) ma in posizione leggermente meno felice. Senza infamia e senza lode. In uno dei caruggi si trova la pizzeria Il Portichetto, che è consigliabile se c'è la possibilità di cenare sui tavolini all'aperto, mentre all'interno è un po' troppo angusta. 

Scegliendo il piatto giusto, il ristorante La Piazzetta (in Piazza Vittorio Veneto, appunto) offre un menù di mare a prezzi onesti in un angolo tranquillo del paese (beh, perlomeno in Ottobre). 
L'uva e mezza è un "caffè-lunch-aperitivi-enoteca" che vista la posizione all'inizio del lungomare e l'arredamento elegante potrebbe ambire a offrire, a pranzo, qualcosa di più delle pur gustose piadine e insalatone. Gli ingredienti si sente che sono di buona qualità, il locale è minuscolo ma ci sono alcuni tavolini all'esterno. 
Abbiamo anche provato un paio di volte la pizzeria Da Rino (a fianco del bar Vittorino dove a quanto pare i fighi vanno a fare l'aperitivo al suono di musica tamarra) dove abbiamo gustato una buona pizza senza chiarire completamente il mistero del rapporto tra il locale e quello a fianco (La Buona Luna), col quale condivide il menù e forse parte della cucina, visto il viavai dei camerieri.
Nella ricerca di una buona pizza nelle vicinanze abbiamo trovato la pizzeria "g" (aka "Mamma Mia") a Pietra Ligure in Piazza Martiri della Libertà (sulla sinistra alla fine del caruggio proveniendo da Loano). La pizza, alta e morbida, è servita sui taglieri di legno "al taglio". Il locale è arredato alla buona, ci sono diversi tavoli all'aperto e un'ampia sala interna. 
In quel di Finale Ligure siamo capitati nel "restaurantcafè" aka "ristor bar" Ondina, situato direttamente sulla spiaggia, con una bella terrazza vista mare e un arredamento di qualche pretesa che lo distingue dai baretti e pizzerie nei dintorni. Peccato però trovarsi nel regno del pesce e degli oliveti e doversi mangiare l'insalatona con le acciughe del supermercato e le olive Saclà. I prezzi sono anche altini. In compenso, la cameriera ha due grosse doti che vi rimarranno sicuramente impresse.
Per quanto riguarda i ristoranti di fascia più alta (a parte, ovviamente, il Doc menzionato sopra e locale top di questo giro), abbiamo fatto alcune prove in giro seguendo la nostra guida e qualche consiglio online.
Il ristorante La Vigna di Alassio si trova in frazione Solva, sulle colline affacciato verso sud e promette una vista panoramica che però vi potrete gustare solo di giorno (ovviamente) e se sarete seduti sui tavoli accanto alla vetrata. Sarà che avevo delle aspettative un po' troppo alte, ma complice un menù un po' inaspettato (tartufo?), il tavolo non dei migliori e una sala un po' troppo affollata, la serata non è stata memorabile. Il locale è comunque ben arredato e il servizio professionale. Il parcheggio non è dei più agevoli.
Siamo tornati a Toirano (dove ovviamente è necessario lasciare l'auto alle porte del borgo) per Il Cappello di Guguzza che ci aveva entusiasmato l'anno scorso per scoprire che la gestione è infine cambiata, i vecchi proprietari si sono trasferiti in Moldova, e parte dello staff ha "silenziosamente" rilevato il locale, mantenendo gran parte del menù oltre al nome. Ovviamente non è facile prendere il posto di una gestione come quella precedente, che aveva imposto un marchio così personale al locale: che fare? ricominciare da zero o cercare di sfruttare la buona nomea per attirare i clienti a provare la novità? Come detto, il menù rimane in gran parte ispirato a quello precedente, anche se personalmente, beh, non saprei come dire, non è più la stessa cosa. Buona fortuna al nuovo Cappello di Guguzza!
Sempre a Toirano abbiamo provato quest'anno Al Ravanello Incoronato, ristorante nascosto in un vicolo del borgo medievale. Buona cucina, di mare, di carne e di verdure, senza stranezze o reinterpretazioni fuori luogo, piccole salette, bella messa in tavola e servizio professionale. Prezzi tutto sommato onesti vista la qualità del cibo.

Lascio il posto d'onore al termine della carrellata al fantomatico, famigerato, "nonpizzeria", ineffabile Zia Ines di Loano. L'anno scorso ci era sfuggito: letta la recensione sulla guida, l'avevamo visto aperto, il non-menù anti-frittomisto esposto sulla porta ci aveva incuriositi e poi... chiuso. Chiuso e sempre chiuso. Senza grandi indicazioni sulla possibile riapertura. Quest'anno ritorniamo all'attacco, il menù appeso al muro indica ancora lo speranzoso "se vi scappa di prenotare chiamate..." e poi una lista di numeri di telefono man mano cancellati e sostituiti dal più recente. Sulla porta, un minaccioso "a volte ritornano...". E il locale è sempre chiuso. Finché, verso fine mese, riapre veramente e decidiamo, viste le premesse, di non fidarci dei cellulari e prenotare di persona. Facciamo così la conoscenza del vulcanico chef, che ci racconta che aveva deciso di prendersi qualche giorno di ferie per andare a funghi, giorni che sono diventati due settimane, poi quattro, poi un mese e mezzo, finché ha infine deciso di riaprire. Beato lui. La cena da Zia Ines va fatta completamente sulla fiducia, visto che non c'è menù e si mangia quello che ha deciso la casa e il pescato del giorno (ovviamente si può provare a informarsi al momento della prenotazione). Visto che il locale offre non più di otto-dieci tavoli, il sold-out è garantito e la clientela, composta in parte da aficionados e in parte da "esordienti" come noi, sarà intrattenuta dal proprietario che presenterà i piatti, dirigerà il servizio in sala inscenando qualche scaramuccia col personale in cucina (senza strafare, per carità, grazie al cielo non siamo in uno di quei posti dove il padrone fa il pagliaccio tutto il tempo), e distribuirà le bevande. Oltre al cibo, fresco, leggero e dagli accostamenti non scontati, la serata sarà ravvivata dall'osservazione dai clienti alle prese con l'inusuale padrone di casa, incerti se stare semplicemente al gioco o dargli ulteriore corda; particolarmente gustoso è il personaggio della "sciura appena scesa dallo yacht" convinta che il suo bello l'avrebbe portata in un ristorante di lusso e che passerà tutta la sera con l'espressione di quella che dice "uh ma che carino questo posto e questo signore così folcloristico" ma in realtà è schifata fino al midollo e pensa a quanto sarebbe stato meglio essere andati a Montecarlo come aveva proposto lei.  Unico appunto alla serata è il prezzo non proprio popolare: 50 Euro a testa vino escluso senza poter scegliere cosa mangiare (e nemmeno, più di tanto, cosa bere) è un po' caruccio. Nel nostro caso, dal punto di vista culinario e, come dire, "umano", la serata ci ha soddisfatto e quindi non posso che consigliarvi, sempre che lo troviate aperto, di visitare almeno una volta Zia Ines.

Edit 2015: Zia Ines ha chiuso.

domenica 16 dicembre 2012

Wallaby, Magenta

Sono tornato al Wallaby una sera di fine luglio 2022 e l'impressione non è stata delle migliori. Abbiamo mangiato nel cortiletto sul retro, che purtroppo non ha nulla di accogliente. Sarà che i gusti del giorno d'oggi esigono aromi fruttati dappertutto, ma non è stato semplice trovare una birra che sapesse di birra e non di Fanta. Gli hamburger sono stati deludenti (ci ha fatto sorridere quello da 250g: uno si aspetta un bell'hamburger alto e succoso, e invece si trova due hamburger sottili uno sopra l'altro). 83 euro in tre (quattro birre, tre panini e una coca) lascia un po' l'amaro in bocca.

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Il pub Wallaby si trova a poca distanza dall'ospedale di Magenta. Offre qualche posto auto di fronte all'ingresso ma in caso di affollamento non dovrebbe essere difficile trovare parcheggio nei paraggi, magari facendo due passi per usufruire dei posti davanti all'ospedale, per non disturbare i malcapitati abitanti delle vie adiacenti. Avendo visitato il locale per la prima volta in una serata d'inverno, non ne sarei sicurissimo ma mi pare che ci sia anche un dehors.
Il Wallaby si propone come "pub australiano" con tanto di bandiera sull'insegna ma francamente devo confessare di non aver respirato una gran aria "down under", nonostante i murales e gli addobbi a tema. Detto ciò, si tratta comunque di un buon pub con una buona offerta di birre, un hamburgerone come si deve e il classico repertorio da panini da birreria, sì, quelli col "brié" che la fa da padrone. Non so se mi sono sfuggite, ma a parte i nomi dei panini, non ho visto molte proposte culinarie "australiane". Sul bancone c'erano un po' di stuzzichini a mo' di aperitivo.
C'era la TV che trasmetteva silenziosamente calcio e la radio con gli U2. Ovviamente il locale era semivuoto quindi il servizio è stato sollecito e gentile. Ci sono tre salette non molto ampie e se il locale è pieno sono certo che si tramuti in una bolgia, visto che i tavoli sono abbastanza ravvicinati, ma insomma mi sembra chiaro che non si va al pub per farsi una cenetta a lume di candela. Naturalmente va a gusti e ci sarà chi preferisce i grossi ristoranti-birrerie-pub-pizzeria-irlandese-texmex-equantaghnè che vanno di moda oggi, ma questi sicuramente non trasmettono quel calore umano che invece hanno i piccoli pub come il Wallaby, dove quando entri vieni attentamente esaminato da un paio di habitué che chiacchierano col barista appoggiati al bancone con la loro birra in mano.

PS: mi stavo per dimenticare un piccolo dettaglio un po' antipatico: svuotando il portafoglio, il giorno dopo, mi sono accorto che lo scontrino era da 10 Euro invece di 30.

domenica 2 dicembre 2012

Altre due cosette a Milano

Nella nostra interminabile ricerca di un buon piatto di nachos andiamo a finire relativamente spesso al Dixieland di Piazzale Aquileia o a quello di Corso Sempione, dove i nachos non saranno eccezionali, ma almeno ci sono. Andando solitamente nei locali suddetti nei giorni infrasettimanali o ad orari inconsueti per i ritmi milanesi (tipo essere rimbalzati all'ingresso alle 19 perché il locale apre alle 19.30), possiamo solitamente goderne gli ampi spazi senza alcun disturbo. La cucina è "tex-mex", e qualunque cosa possa voler significare tale dicitura il menù cerca di spiegarvelo con dovizia di particolari. Onion rings, hamburger, piatti di carne, birrazze, insomma tutto il solito repertorio. A confondere le acque del tema "tex-mex" ci pensano l'arredamento, con un'accozzaglia di quadri e foto il cui unico filo conduttore sembra essere quello di rappresentare qualcosa di vagamente attinente agli USA, e la musica di sottofondo: uno sogna di essere a El Paso a gustarsi i suoi nachos mentre una banda di mariachi suona Cielito Lindo, e invece si becca una compilation di soft rock USA anni '80 o peggio ancora qualche tamarrata moderna. Il servizio in Piazzale Aquileia è gelido ai limiti del musone, quello in Corso Sempione sembra un po' meglio. Due euro il coperto, maxi hamburger dai 12 Euro in su. Parcheggio non facile. Non c'entra nulla, ma l'ultima volta che ci siamo stati è partita la stessa canzone di questa scena e sono anche entrati una serie di tipi loschi. "Onion rings". "Best of the state, as far as I'm concerned".
L'altra segnalazione è per Globe, il "restaurant & lounge bar" sopra la Coin di Piazza Cinque Giornate. Nonostante l'atmosfera e i prezzi siano simili a quella del ristorante della Rinascente (anch'esso panoramico, sopra il centro commerciale), qui c'è più sostanza e qualità, con le pagnottelle che abbiamo provato noi (in pratica, degli hamburger fatti con ingredienti buoni e accostamenti originali), i primi invitanti che abbiamo visto passare, e i dessert originali e serviti elegantemente come la mia insalata di arance. Il posto è comprensibilmente molto affollato in pausa pranzo, visti anche i prezzi relativamente economici rispetto alla qualità del cibo e al resto del panorama milanese. Pagnottelle a 9,70 Euro, dessert a 6-7 Euro, niente coperto, servizio più che professionale. Per chi si avventura in zona in auto, il parcheggio della Coin è appena dentro alla Zona C. Al piano -1 della Coin c'è anche Eataly Eat's e il suo bar/ristorantino, purtroppo assolutamente sacrificato in uno spazio angusto; nel negozio ovviamente c'è da lasciarci un capitale.

Cascina Madonnina, Pregnana Milanese

Invogliati da una entusiastica recensione di Raspelli sulla Stampa tempo fa, abbiamo finalmente visitato la Cascina Madonnina, regno dei piatti a base d'oca, situata nei non ridenti dintorni di Pregnana. Se una sera d'inverno non è il massimo per godere della zona (la nebbiosa campagna lombarda purtroppo assediata da autostrade e strade statali ), sicuramente questo è il periodo adatto per gustarsi il menù fisso che viene proposto: tagliere di antipasti (salame, speck d'oca e paté), una gustosa polenta e funghi per accompagnare la carne (filetto? ricordo bene?) d'oca servita sulla pietra rovente per decidere la cottura desiderata, una buona torta fatta in casa e la consueta coda di amari e caffè. Il sito, oltre a presentarci il menù (che peraltro non sono sicurissimo corrispondesse a quanto servitoci, ma potrei sbagliarmi), ci informa che Cascina Madonnina offre anche camere per il pernottamento, un hammam e una grotta di sale per gli amanti del genere.
Il ristorante è accogliente, anche rischia di diventare un po' rumoroso in caso di tavolate; i coperti nella sala dove abbiamo mangiato per fortuna non sono molti: probabilmente c'è dell'altro visto che il locale si offre per matrimoni e ricevimenti. Il parcheggio è assicurato nel cortile antistante; non fatevi scoraggiare dell'odore non proprio paradisiaco delle povere oche che pascolano (pascolano?) a fianco del ristorante: si sente solo all'esterno se l'aria tira nella direzione sbagliata, e comunque serve a illudersi di essere ancora in campagna e non alle porte della città e del suo smog.
Unico lato negativo è stato l'odore di cucina che ci siamo portati a casa attaccato a tutti i vestiti, probabilmente dovuto alla posizione del nostro tavolo, proprio davanti alla porta di uscita delle portate.
Ventinove euro il conto, con l'amaro gentilmente offerto. Solerte e simpatico il servizio.
Non saremo entusiasti come Raspelli, ma la cucina è genuina e se vi piace l'oca o volete provare una "full immersion" nei piatti a base della sua carne, la Cascina Madonnina è sicuramente consigliata.