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martedì 28 febbraio 2012

Unico, Milano

Edit: il ristorante ha chiuso per storiacce di mafia.

Domenica scorsa, invogliati dalla giornata limpidissima e da un premio aziendale da consumare in un locale "costoso", siamo stati al brunch di questo spettacolare ristorante all'ultimo piano del grattacielo WJC a Milano. Sì, perché adesso a Milano ci sono i grattacieli, e ne sono spuntati pure un bel po', e ovviamente gli si dà nomi anglosassoni, per sentirsi ancora più fighi. Potrei dilungarmi a proposito della colata di cemento che ha recentemente ulteriormente aggredito Milano (come se ce ne fosse ancora bisogno), sugli orrendi palazzoni (tipo quelli della Vittoria Assicurazioni costruiti su parte del terreno della vecchia Fiera), su quella ridicola copia del Burj Khalifa che spunta in zona Garibaldi, sullo sciagurato nuovo palazzo della Regione, sui milioni di metri cubi di uffici sfitti a cui questa valanga di palazzoni s'è andata ad aggiungere, ma non lo farò.
Il ristorante Unico si trova al ventesimo piano di questo grattacielo situato dietro il centro commerciale Portello, ed è un edificio in stile Sheikh Zayed Road circondato per ora principalmente da lavori in corso, macerie, scavi, recinzioni sgangherate e vie desolate senza l'ombra di un'aiuola o un albero. All'ingresso del palazzone, una scalinata vi porterà a una piazza coperta per ora adornata in gran parte da vetrine vuote, nella quale in un angolo troverete il citofono del ristorante che vi permetterà di passare i tornelli per accedere agli ascensori panoramici.
La vista dal ristorante, aperto su tre lati, è naturalmente fantastica: lo stadio, l'ippodromo, i suddetti palazzoni orrendi, la Torre Velasca, perfino una fettina di Duomo e le montagne verso Bergamo. Peccato che ci sia solo un piccolo terrazzino per godersi lo spettacolo all'aperto. Da ogni tavolo, comunque, si gode della vista.
Altra originalità del locale è la cucina a vista, nella quale è possibile addirittura aggirarsi durante il brunch, visto che i piatti sono serviti praticamente sui fornelli.
La cucina è di alto livello e i brunch domenicali ("brunch", in questo caso, significa semplicemente "a buffet") sono organizzati a tema: domenica scorsa toccava alla Toscana e all'uscita ci è stata consegnata la lunga lista delle prossime giornate. Una serie di antipasti da leccarsi i baffi, dai salumi al pesce alle verdure in pastella. Primi e secondi dalle seppioline all'arrosto al risotto. Dolci in abbondanza dal tiramisù alla zuppa inglese alle brioche allo strudel. Tutto molto buono e da assaggiare guidati dagli stessi cuochi che l'hanno appena preparato.
La carta dei vini non è di quelle enciclopediche (cosa che peraltro apprezzo: odio ricevere quei tomi con centinaia di etichette) ma offre scelte per tutti i gusti da tutte le regioni italiane e comprende anche diversi champagne e alcune birre artigianali.
Unico lato negativo è che il locale tende a diventare rumoroso e un po' caotico, a causa del viavai dal buffet e dei tavoli in certi casi un po' troppo ravvicinati. Avendo prenotato per le 12.30 (che scopriamo essere l'orario di apertura della cucina), ci siamo riusciti a godere un'oretta di tranquillità. Il brunch domenicale non è proprio l'occasione più propizia per un pasto a due: da riprovare in altre occasioni, anche per valutare meglio il servizio in sala.
Premesso che questo è un mio personalissimo pregiudizio, sottolineo che tra la clientela regna un andazzo bauscia a tratti eccessivo: i sedicenti intenditori di vino che ostentano confidenza col maitre, i quarantenni vestiti come ventenni, i cinquantenni coi jeans viola, i sessantenni con gli occhiali con la montatura gialla, le sciure botulinizzate messe giù da sbarco come Marta Marzotto ai bei tempi. Beware.
Quaranta Euro a testa per il brunch, venti per i bambini. Un altro quaranta e più per una bottiglia di Prosecco. Data la qualità del cibo e la location innegabilmente d'eccezione, direi tutto sommato un prezzo onesto (nel senso di "se confrontato con certi ristoranti pretenziosi che ti fanno pagare 20 Euro per un primo o certi brunch dove ne paghi 25 per quattro stuzzichini e un vassoio di pastasciutta").
Consigliato.
All'ingresso, guardaroba gratuito e spazio con tavolini, pennarelli e assistenza per posteggiare gli eventuali marmocchi.

sabato 18 febbraio 2012

La Cueva, Corsico

In realtà siamo arrivati alla Cueva come seconda scelta dopo aver verificato che il ristorante cubano "El Rincon" a Corsico non esiste più, e chissà da quanto tempo. Convinti di trovare un ristorante messicano ruspante (vedi cosa succede a fare delle assunzioni arbitrarie basandosi sul nome e non leggendo nemmeno una recensione su Internet), abbiamo immediatamente capito che non era così. La Cueva si autodefinisce griglieria e ristorante-lounge andaluso-italiano. Personalmente, penso che i termini "griglieria" e "lounge" non andrebbero mai accostati, ma si sa che sono strano.
Il ristorante si trova sull'alzaia del Naviglio Grande a Corsico in quello che, se non fosse strangolato dal traffico e da alcuni orrendi palazzi anni '60-'70, sarebbe un caratteristico scorcio lombardo: naviglio, ponticello, piazzetta e trattorie, viuzze e cortili.
Il locale è arredato in quel modo ormai tipico da "ristorante spagnolo", un po' ruspante ma anche un po' fighetto: sedie imbottite eleganti, qualche divanetto, bottiglie ben ordinate negli scaffali, stemmi spagnoli dipinti sulle pareti, eccetera.
La cucina offre primi di pesce, secondi di carne alla griglia e pesce, e qualche proposta (non molte, a dir la verità) più "esotica" in tema, evidentemente, "andaluso".
Siamo arrivati affamatissimi e forse per questo l'attesa iniziale ci è sembrata interminabile, essendo Giovedì sera, col locale semivuoto e i due seduti al tavolo a fianco che si ingozzavano con un tagliere di formaggi, una caraffona di sangria e uno spiedone di carne alla griglia. Abbiamo chiesto dei nachos tanto per ingannare l'attesa, ma abbiamo avuto l'impressione che fosse la prima volta che la parola "nachos" venisse pronunciata nel locale. Il menù delle bevande non ci è stato portato, o forse me lo sono perso, quindi non saprei dire.
Abbiamo ordinato dei buonissimi "bolinhos de bacalao" (7 Euro) (polpette, scritte e pronunciate in diversi modi da menù, proprietario e scontrino) e le fajitas di carne (16 Euro): abbiamo provato queste per soddisfare la nostra voglia di messicano, ma nonostante il piatto fosse più che gustoso, si trattava di una interpretazione un po' troppo all'italiana, con la carne di manzo (molto buona a mio parere), una tortilla che somigliava un po' troppo a una crèpe, un ciotolone di riso bollito in bianco insipido e una ciotolina di fagioli in umido; tocco esotico affidato alle fettine di banana dolce servite a mo' di patatine; tocco "ma cosa c'entra?" affidato a un uovo fritto. Non abbiamo ordinato il dessert, ma non mi sembra di aver notato nulla di particolare nel menù. La notte seguente, nonostante le due birrazze gelate (anche troppo), sono stato assetatissimo.
Il proprietario (credo) del locale si occupa di servire in sala e sopperisce con la cordialità a un servizio non impeccabile. Se il locale si riempie, diventa un po' rumoroso. Peccato che la sala sia leggermente al di sotto del livello stradale, impedendo così la vista del naviglio.
69 Euro in due (no dessert, quattro birre) non è proprio economico.
Visto che il locale è carino e particolare, lo consiglierei giusto per cene o pranzi di lavoro infrasettimanali, se non si va particolarmente di fretta. Il parcheggio in zona non è facile: onde evitare di infilarsi nei sensi unici della zona, consiglierei il piccolo parcheggio dall'altro lato del ponte e una passeggiata di duecento metri. Dall'altra parte del naviglio ci sono altri due o tre ristoranti, quindi la scelta non manca.

domenica 5 febbraio 2012

Vesuvio, Cavaria con Premezzo

Ieri sera siamo stati alla pizzeria Vesuvio a Cavaria, appena fuori da Gallarate. Il locale si trova giusto all'angolo tra la Gallaratese e Via Crocetta ed e' annunciato da un grande striscione che domanda "Pranzi Qui?", che pero' di sera praticamente nasconde alla vista il ristorante stesso. Ci sono alcuni posti auto davanti all'entrata, altrimenti ci si puo' arrangiare lungo la via.
La sala si trova al piano inferiore, senza finestre, e offre una cinquantina di coperti, a occhio e croce. Nonostante questo, si presenta in modo accogliente.
L'atmosfera e' partenopea fino al midollo, a partire dallo staff fino a tutto l'opportuno corredo di vedute del Maschio Angioino e ritratti di Maradona. Il menu' offre una serie di antipasti, con le cozze a farla da padrona, insieme alle golosissime zeppole fritte, e alcuni piatti a base di pesce, ma si e' fatto una reputazione grazie alle pizze, proposte in varianti golose come la cafona con friarielli e zola.
La pizza non e' quella napoletana con la pasta soffice, ma e' invece piuttosto sottile e croccante, col solo bordo piu' morbido, e viene anche fornita "in bianco" coi pomodorini sotto il nome un po' ingannatore di "bruschetta". Non aspettatevi selezioni particolari di birre o altre bevande da "intenditori".
Le pizze in effetti sono buone e fanno perdonare il servizio non rapidissimo. Abbiamo pero' rilevato un difetto "post": abbiamo passato la nottata assetatissimi.
Ultima nota per i freddolosi: complice l'ondata di freddo eccezionale (il termometro dell'auto segnava intorno ai -10 all'uscita) la stufa presente portava la temperatura della sala intorno ai "soli" 20 gradi, in quanto i termosifoni erano spenti. Personalmente apprezzo chi non esagera col riscaldamento (e sopporto sempre meno la gente che esige il clima tropicale in ufficio o al ristorante) ma se avete qualche problema a riguardo, fatelo presente al giovane pizzaiolo/proprietario.

Edit: il locale ha chiuso.