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domenica 10 luglio 2016

Battipalo, Lesa

Sorprendentemente, un venerdì sera di luglio, il Battipalo di Lesa sul Lago Maggiore non era tutto esaurito, ed è un peccato, perché il posto merita, ma anche una fortuna, perché così ci si può godere con tranquillità un posto nel dehors sul Lago Maggiore. Il Battipalo, facile da trovare sul lungolago, è un ex imbarcadero che oggi offre un menù di gran qualità in una location tranquilla e romantica. La lista è varia ma non chilometrica, e offre diversi piatti di pesce di lago ma anche qualche piatto di mare e di carne. Come antipasto abbiamo preso le acciughe (un vero peccato di gola: buone e ben presentate, ma pur sempre 12 Euro per pane burro e acciughe, la merenda dei poveri) e l'"uovo croccante", preparato alla perfezione con le sue verdurine croccanti anch'esse. E poi, sempre all'insegna della cottura perfetta, la piovra (18 Euro) e un risotto (14) dai sapori sorprendenti. Anche la lista dei vini non è chilometrica ma mi pare offra diverse scelte per tutti i gusti. Il servizio è stato gentile e sollecito. Il coperto, 3 Euro, include un simpatico amouse bouche a base di mortadella e i cestini di buon pane. Altra golosità, tra i dolci molto invitanti, lo zabaione (7 Euro) che però non mi ha entusiasmato come speravo. Caffè a 2 Euro con biscottini e mini meringhe.
Si posteggia in mezzo alle auto di lusso a pochi metri dal ristorante, e poi si fa una passeggiata sul lungo lago. Arrivederci!

sabato 2 luglio 2016

L'altra Isola, Milano

[Edit: CHIUSO]

Com'è stato possibile non aver ancora menzionato L'altra Isola? Trovate via Edoardo Porro, un piccolo viaggio indietro nel tempo, una minuscola capsula di vecchia Milano sia fuori che dentro questo ristorante, dove si fa, come recita il biglietto da visita senza fronzoli, "Cucina Lombarda", per davvero. I mondeghili d'antipasto, i risotti, l'ossobuco, la cotoletta, i brasati, le verze, i nervetti e, di stagione e su prenotazione, la cassoeula. Qua non si viene certo per l'ambiente elegante ma, semplicemente, per mangiar bene, magari a prezzi non proprio proletari (anzi, proprio cari, ahimé!), e sentirsi parte di una storia, culinaria e culturale, rappresentata dal venerando patron Gianni Borelli.
Da complottista quale sono, credo che L'altra Isola non sia osannata su guide e mass media quanto meriterebbe perché la sua cucina lombarda è preparata da uno staff completamente con gli occhi a mandorla, e si sa che purtroppo l'Italia è ancora piena di gente che pensa che l'etnia abbia qualcosa a che fare con le competenze professionali. E poi il Borelli non è mai andato in TV a fare il pagliaccio, e non perde tempo a fare il ruffiano coi milanesimbruttiti che vanno al ristorante per fare le foto ai piatti e prendono il risotto giallo perché la cotenna di maiale ci fa schifo.
Ma a noi checcefrega, andiamo all'Altra Isola a mangiare piatti lombardi perfetti e ad annegare le amarezze nello zabaione. Evviva!