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lunedì 28 settembre 2015

Tre a Milano

Tre locali molto diversi tra loro visitati recentemente.

Assetati e affamati, sperando di trovare qualche nuovo locale tra i grattacieli di Porta Nuova (boschi verticali e tutte quelle balle lì) ci ritroviamo invece in Corso Como circondati da pizzerie acchiappaturisti e, non avendo voglia di spostarci nel più gettonato Corso Garibaldi, ci sediamo ai tavolini del Dom Cafè per un modestissimo aperitivo da 10 Euro: servizio gentile ma buffet molto scarso all'interno. Errore da pivelli.

Per la serie "lascia o raddoppia?" il giorno dopo decidiamo di provare il brunch (a 20 Euro) delle Fonderie Milanesi di Via Giovenale, non lontano dalla Darsena. Il locale si trova all'interno di un'area riqualificata e mantiene un po' di fascino "vecchia Milano", ha due sale interne e un giardino con tettoia. Come al solito, il termine brunch è ormai lontano dal suo significato originario e come al solito si traduce in un pranzo a buffet a partire dalle 12.30, con un piatto caldo da breakfast anglosassone ordinare a menù (i pancakes erano buoni, anche se ovviamente non è alta cucina) e un buffet, molto generoso in questo caso. A differenza di altri casi, qui sono previsti i refill liberi di succhi e caffè. Per un pasto che dovrebbe unire breakfast e lunch in tarda mattinata per i reduci da nottate mondane, oltre all'orario c'è anche la clientela a stonare alquanto: nonostante le cameriere cerchino di posizionare le coppie o le compagnie di amici in angoli tranquilli, le fonderie sono prese d'assalto da comitive di famigliole alla guida dei loro passeggini e si tramutano ben presto in un vero e proprio kindergarten. Come al solito, i bambini in generale se ne starebbero anche mediamente tranquilli, se non fossero tormentati da mamme iperattive (e ora anche qualche papà, ahimè!) concentrate nel disporli ai posti corretti a tavola, imbastire soliloqui sulla scelta del piatto da ordinare, e ululare di piacere per ogni segno di vita emesso dai pargoli di cui sopra (anzi no, "bimbi": i bambini sono tutti "bimbi" oggi, i neonati sono "bebè" e le cinquantenni sono "ragazze"), ovviamente tutti vestiti come se fossimo in uno spot della Chicco. C'erano anche alcuni cani che ovviamente sono stati tranquillissimi e non hanno dato fastidio a nessuno. Abbiamo mangiato bene e il posto è bello. Qualcuno dovrà fare una guida ai locali di Milano che non si sono ancora trasformati in classi d'asilo: secondo me c'è un mercato.

[Edit 2024: tutto confermato, il parcheggio interno c'è davvero, e il locale s'è fatto un pochino più raffinato. Carta dei vini non lunghissima ma che può soddisfare tutti i gusti. Piatti milanesi a 360 gradi]. Ortica è un nome che solo a pronunciarlo trasuda milanesità. In via Corelli c'è il Galeria, "Antica Trattoria con Cucina Milanese" dotata (come recita il bigliettino) di "giardino interno" (dove il termine "giardino", diciamocelo, è un po' ottimistico) "e parcheggio serale" che per noi rimane un mistero visto che eravamo lì a pranzo e abbiamo lasciato l'auto sul marciapiede come tutti gli altri. Il locale è molto rustico, con arredamento e suppelletti d'epoca da tutte le parti e i soliti cartelli informativo/simpatici in milanese  (tipo "chi beve per dimenticare è pregato di pagare in anticipo" e via dicendo). Primi e secondi, se ben ricordo, navigano intorno ai 9 Euro ciascuno, e a pranzo c'è un menù fisso a 10 Euro (escluse bevande). Abbiamo mangiato bene: prosciutto crudo e fichi (questi purtroppo freddi di frigo) e risotto pere e taleggio le mie scelte. Si beve Menabrea e caffè della moka. C'erano anche i manifestini di un cantastorie che si esibisce lì non saprei quando. Consigliato.

domenica 6 settembre 2015

Locanda di Orta, Orta San Giulio

Ammaliati da una recensione entusiasta sulla nostra guida dei ristoranti, ci siamo preparati a una seratona nel caratteristico centro di Orta, frequentato, come tutte le località di lago in Italia, da turisti in maggioranza stranieri, visto che gli italiani sono tutti in spiaggia a curare la tintarella e poi si sa che i ciottoli delle viuzze mal si associano ai tacchi alti obbligatori per la passeggiata serale.
La Locanda di Orta ha un "wine bar" al piano terreno e il vero e proprio ristorante al primo piano, oltre ad alcune camere e a un "bistrot" che non ho ben capito dove si trovi. Accidentalmente ci aggiudichiamo il tavolo sul balconcino affacciato sulla piazzetta di via Olina, mentre all'interno rimangono non più di una ventina di coperti.
La visita ci ha lasciato un po' di amaro in bocca, perché (visti i prezzi, soprattutto) alla Locanda di Orta è mancato quel piccolo non so che per potersi veramente dire un locale di classe e di alta cucina. Mi fanno sorridere quei siti di recensioni dove si mettono nello stesso mazzo pizzerie e sushi, trattorie e ristoranti di lusso, assegnando stelline o pallini come se fossero il giudizio definitivo e democratico che tutto contiene: ovviamente, invece, la soddisfazione del cliente dipende dalle aspettative del cliente stesso e dalle "pretese" del locale. Di pretese, la Locanda di Orta ne ha un bel po', purtroppo spesso disattese.
Siamo stati fatti accomodare dalla maitre/sommelier/cassiera (che non si è più vista dopo aver raccolto le ordinazioni del cibo) e serviti da un ragazzo giovanissimo e volenteroso che ci ha descritto per filo e per segno tutti i piatti. Messa in tavola impeccabile. Prima degli antipasti ci è stata servita una serie di amuse bouche stuzzicanti e molto buoni, per poi passare alle nostre ordinazioni: "compressione di calamaro" dove per 20 Euro il malcapitato cefalopode viene sottoposto a ignoti trattamenti dissociativi che lo trasformano in una specie di patè, buono; "crudo di fassone con caviale e salsa di ostriche" dove per 35 (trentacinque) Euro si assapora l'originale e gustoso accostamento su cinque o sei minuscoli assaggi di fassone. Primi: "fagottini" e "gnocchi di ricotta" a 22 Euro ciascuno, tutto molto buono ma meno che indimenticabile. Pane di panificiofamosodicuinonricordoilnome. Dolce: fetta di cheese cake a 15 Euro, come per il "lingotto pralinato", mattone di cioccolata che fa sorprendentemente a pugni con le minute porzioni e i delicati sapori dei piatti che l'hanno preceduto, rimanendo l'unico ricordo gustativo della serata. Al momento del caffè (5 Euro) non appare nessuna carta degli amari e quindi provo a chiedere prima un barolo chinato ("non ce l'abbiamo" - siamo in Piemonte, roba da scomunica) e poi una grappa ("le mando la sommelier", che non appare, per essere sostituita da un "la sommellier consiglia questa"). Bevuto il mezzo bicchierino (6 Euro) di grappa obbligata, ci avviamo alla cassa, buoni ultimi alle 21.30, dove attendiamo per un po' l'arrivo della maitre/sommellier/cassiera di cui sopra e paghiamo i nostri 178,50 Euro, purtroppo immeritati. Niente coperto, per fortuna.
Lasciando da parte le considerazioni più culinarie (porzioni minuscole, presenze "osé" come il suddetto lingotto), quando si fanno pagare certe cifre è necessaria, a mio parere, una maggiore attenzione al cliente, ad esempio assistendolo nella scelta dei vini o portando il conto al tavolo, o anche magari solo con un po' più di calore umano.

Pizza & fichi, Arona

Edit 2023: chiuso.

Non è facile trovare una pizzeria sul Lago Maggiore che ti accetti come cliente se torni poco prima delle 19 da una gita al Mottarone e hai già fame.
Alle 18.45 ci sediamo a uno dei tavolini sul lungolago della pizzeria Toio e Lella di Lesa: il personale, sulla porta del locale, è impegnato a mugugnare circa due turiste che hanno fatto l'affronto di sedersi a un tavolo per guardare le cartoline in attesa dell'apertura. Chiediamo a che ora apre il locale (le 19) e se nel frattempo è possibile usare il bagno; musi lunghi e risposte scocciate: ce ne andiamo (senza aver usato la sacra toilette).
Il secondo tentativo lo facciamo alla pizzeria da Aldo ad Arona: Il forno è già acceso, sono le 19. All'ingresso c'è un cameriere intento a sfogliare il giornale; non alza nemmeno lo sguardo: "apriamo alle 19.15". Un altro mi dice "e comunque deve chiedere a lui" indicando un tale dietro al bancone, impegnato al telefono, che non mi guarda nemmeno lui. Ce ne andiamo.
Poco più in là, nell'angolo opposto della piazza, troviamo finalmente qualcuno a cui non fa schifo incassare i soldi dei clienti che vogliono mangiare "presto": da Pizza & Fichi ci sono diversi tavoli fuori, su entrambi i lati della strada, e alcuni sono ovviamente già occupati. E' venerdì sera e i tavoli sono tutti prenotati per le 20.30, cosa che lascia agli "early bird" ampio spazio per mangiare con tranquillità. Servizio gentile, coperto a 2 Euro, un po' di fastidio ma neanche troppo causato dalle auto di passaggio, clientela principalmente straniera, garanzia di tranquillità anche in caso di tavolate con bambini. Le pizze sono buone e i prezzi nella media, anche considerando la località turistica: tonno e cipolle a 7 Euro, pizza "pittrice" a 8,50, birra media a 5. Forno a legna, ampia scelta di pizze e menù con carne alla brace e piatti vari ed eventuali. 

Ciccio Matto, Ossona

[Edit 2017: "Ciccio Matto" ora si trova ad Arluno. Qui c'è la pizzeria Santo Stefano 3]

Viale Europa è il vecchio tracciato della Provinciale che costeggia Ossona, dove il traffico è stato solo molto parzialmente ridotto dall'aggiunta di un tratto più lontano dalle case, e la pizzeria ristorante Ciccio Matto continua imperterrita a esporre la sua curiosa insegna su questo grigio tratto di padania. L'abbiamo infine provata: si riesce a parcheggiare in qualche modo grazie allo spazio ricavato di fronte al locale (è una pista ciclabile? boh!) e ci si può accomodare in uno dei tavoli all'esterno, cosa che però non abbiamo fatto, non per il temuto rumore proveniente dalla strada, ma per le zanzare particolarmente agguerrite. All'interno il locale esibisce la consueta cacofonia di colori con le parti spatolate azzurre a fianco di quelle rosse, e due televisioni accese e posizionate strategicamente in modo che non gli si possa sfuggire. Abbiamo preso la pizza (bufala e bismark), buona e forse un po' troppo sottile. C'è il consueto frigo di dolci della bindi e anche dei dolci fatti in casa che però ci è stato detto non erano ancora pronti (ci siamo presentati alle 19). La pizza è anche da asporto; il locale è ampio e il servizio gentile; ci sono due menù a 25 Euro di pesce o carne con scelte di antipasto, primo e secondo. Coperto a 1,5 Euro. Tutto sommato un locale come molti altri nella stessa categoria, un'opzione da non escludere per una pizza al volo ma nulla più, vista la location desolata. Non abbiamo purtroppo chiesto informazioni sull'origine del nome del locale (all'interno del quale peraltro campeggia una specie di arazzo della sfinge d'Egitto).