A Milano, il brunch è imbruttito per definizione, anche quando non lo è. A Milano il brunch è una roba che ha poco a che fare col brunch, ma brunch come tutti sanno è una parola milanese ed è una parola imbruttita, e significa "pranzo in cui i piatti hanno nomi in inglese e ci sono le uova e soprattutto devono esserci famigliole coi passeggini che per chissà quale ragione devono portare dei poppanti a non mangiare piatti costosissimi allo scopo di avanzare pretese improbabili col personale di sala e passare il tempo a vociare in direzione dei suddetti bambini chiedendogli se preferiscono le uova alla cumberbatch o alla coque".
Detto ciò, abbiamo recentemente fatto il brunch al Taglio in via Vigevano (zona Porta Genova) e al Fuorimano in via Cozzi (Greco-Bicocca), locali accomunati dall'arguzia dei rispettivi URL, taglio.me e fuorima.no.
Mi ha convinto di più il Fuorimano, perché meno affollato, più spazioso (un vecchio capannone che per una volta non sa solo di vecchiocapannone), e perché al Taglio hanno fatto un po' di storie ad accettarci senza prenotazione, nonostante fosse prestissimo e lo scontrino che ho qui davanti testimonia che ci siamo tolti di torno alle 12.15, quando la gente iniziava ad arrivare.
Si mangia bene in entrambi i posti, e il Taglio, in una delle due salette, ha anche un bancone gastronomia e un bancone bar, ma esce vincitore il Fuorimano, dove -nuntio vobis gaudium magnum- i 20 Euro del brunch includono i refill delle bevande, che vengono invece conteggiate a parte al Taglio.
Al Fuorimano ci sono degli angoli con delle poltrone e dei libri, e quindi se siete degli imbruttiti perditempo zuzzurelloni potete comodamente zuzzurellare per ore ed ore. L'essere fuori mano sembra dissuadere le famigliole con poppanti, o forse siamo solo stati fortunati noi.