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giovedì 13 aprile 2023

The Stage Dining, Milano

Di posti pretenziosi, a Milano, ce n'è uno dietro ogni angolo, ma non me ne viene in mente nessuno che batta The Stage, già a partire dalla location, Piazza Gae Aulenti, il luogo simbolo di Milano che si crede Dubai, che ha scambiato due grattacieli per la modernità.

Al The Stage ci sono finito a causa di una cena aziendale un mercoledì sera, quando siamo stati relegati in un tavolo buissimo nonostante il locale fosse semivuoto (c'era solo altri tre avventori). Quando abbiamo chiesto di avere un po' di luce ci è stato risposto, semplicemente, "no". Abbiamo usato i cellulari per farci luce. Il tavolo a fianco -vuoto- aveva i faretti accesi, il nostro no. Siamo stati serviti da due persone per le quali non sprecherei il termine "cameriere": hanno interrotto infinite volte le nostre conversazioni -senza nemmeno un cenno di scusa- per sollecitare le ordinazioni o servire l'acqua (a proposito, solitamente si servono prima le signore... ma non al The Stage), non hanno esitato a urtare i commensali per sdraiarsi sul tavolo per servire chi era seduto dall'altra parte, hanno sparecchiato senza chiedere piatti non ancora terminati, eccetera. Insomma, un disastro: un cosplay malfatto del lavoro di cameriere.

Il cibo purtroppo raggiunge vette di surrealismo difficili da trovare -mi ripeto- persino a Milano: 18 euro per sei acciughe (giuro, sei acciughe, un po' di burro e qualche briciola di carasau) sono una di quelle cose su cui farsi una gran risata se paga la ditta o fare una scenata se paghi tu. La tartare a 27 euro consiste di quattro forchettate di carne insapore e alcune fette di tartufo trasparenti (giuro). Insomma, ci si ingozza di pane e si ringrazia il cielo ogni minuto che paga Pantalone.

Poi per carità il locale è bello (a parte il buio) e se la compagnia è simpatica si sta anche bene. Però rimane un'esperienza ai limiti del criminale.