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lunedì 6 gennaio 2014

Ristorante San Pietro, Robecchetto con Induno

Ieri abbiamo finalmente provato il San Pietro, come ci eravamo ripromessi di fare un milione di volte passandoci davanti passeggiando sul Naviglio Grande. Il locale si trova proprio sul naviglio, in corrispondenza di un ponticello in località Padregnano e sotto l'imponente vista della centrale ENEL di Turbigo. Sul retro c'è un ampio parcheggio e la zona offre la possibilità di una bella passeggiata sul naviglio o verso il Ticino.
L'interno del locale è gradevole, peccato solo per la grande TV che la fa da padrona sulla sala: non sentivamo nessun bisogno di accompagnare la cena con un filmaccio fantasy di serie C trasmesso da Italia 1.
La cucina, nonostante manchi di una chiara impronta che la caratterizzi (si va da polpo con patate a cinghiale e polenta), denota a mio parere un certo impegno sia nella preparazione che nella presentazione dei piatti; noi abbiamo preso culatello di felino, straccetti di cavallo, la suddetta polenta, tagliatelle al ragù, filetto di angus e sicuramente qualcos'altro che non ricordo, oltre ai dolci. Tutto mediamente ben fatto e apprezzabile. Il resto del menù si basa comunque su antipasti di salumi, primi e secondi di carne e selvaggina, con le sorprendenti comparsate del suddetto polpo e del fritto misto di mare, anche queste assolutamente non necessarie.
Le note dolenti arrivano dal servizio, che definirei amatoriale, per usare un eufemismo; per carità, nulla di grave, nessuna scortesia o problema di sorta; si tratta però di una serie di particolari che stonano un po' con le potenzialità del posto e di alcuni dei piatti in menù. Al nostro arrivo siamo stati "accolti" nella sala vuota da due signore e da quelli che a occhio individuerei come il cuoco e il suo assistente, assorti sui loro smartphone, che non hanno nemmeno alzato la testa per salutarci; dopo averci portato i menù, la signora più giovane che ci ha serviti ha fatto un tentativo per nulla velato di indirizzarci verso un generico "allora facciamo noi" che abbiamo declinato preferendo ordinare dalla lista, visto che questa comunque non presentava nessuna traccia di "menù degustazione" o "menù del giorno"; un momento di involontario umorismo è stato quando la signora ci ha portato la bottiglia di Teroldego che avevamo ordinato e ha saltato l'assaggio con un "tanto lo conoscete già, giusto?" che mi ha lasciato senza parole ma appunto col sorriso sulle labbra: speriamo che qualcuno le spieghi che il vino si fa assaggiare per verificare che non abbia problemi di "sapore di tappo" o simili, e non per vedere se ci piace o no. Lo stracotto d'asino per la polenta non era disponibile ("l'asino è scappato" ha detto, nel gelo più totale) e la signora si è dilungata in spiegazioni assolutamente non richieste di come i fornitori non glielo avessero portato, e sapete il periodo delle feste, e hanno appena riaperto, eccetera, e chi se ne importa, aggiungerei io. Idem per i dolci, dove il tiramisù con panettone è stato accompagnato da una profusione di assicurazioni sul fatto che il panettone appunto fosse fresco e "non usiamo mica gli avanzi", per concludersi con un "ve lo giuro sulla testa dei miei figli" che ci ha lasciato di nuovo di stucco.
Amaris in fundo, il conto, che ci viene annunciato a voce come "trenta euro a testa" e tanti saluti al menù e ai tre dolci su quattro commensali. Peccato che si siano anche dimenticati della ricevuta, altrimenti sarei stato curioso di leggerla. Eravamo in quattro, e francamente, così a memoria, avendo preso un antipasto e un primo a testa, due bottiglie d'acqua, una di vino da 13 Euro (l'unico prezzo che ricordo precisamente), tre dolci e quattro caffè, ho come la sensazione che non ci abbiano fatto molto sconto.
In conclusione, come dicevo il posto e la cucina hanno sicuramente delle potenzialità, e il ristorante avrebbe bisogno come il pane di un paio di professionisti in cucina e in sala per "aggiustare" menù (basterebbe aggiungere una paginetta di "piatti del giorno") e servizio (porco cane, prendiamo un allievo dell'alberghiera e facciamolo lavorare!) e innalzarsi a qualcosa di più della solita trattoria anonima.

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