Ormai io mi aggiro per Milano come il signor Ingalls quando prende il carretto e va a Mankato, quindi un posto come Flower Burger mi risulta esotico come Disneyland. Su Corso Garibaldi, popolato da giovani che possono permettersi di spendere 15 euro per un panino, da qualche malcapitato colletto bianco e dall'obbligatorio finto-fricchettone di turno (una mamma allattante finto-hippy nell'ultimo caso), il minuscolo locale colorato e sbarazzino vende hamburger vegetariani a base di ceci e cose simili, serviti in pane multicolore e cassettine di legno contenenti anche i contorni (spiccano gli edamame - tipico legume milanese, più appropriato al locale dei volgari fagiolini). Tutta roba buona, per carità, però il posto è oggettivamente angusto fino all'eccesso (bagno, cucina, cassa e banco delle salse condividono uno spazio ristrettissimo).
Il tutto non sarebbe un gran problema se non fosse per il fatto che la pandemia mi ha reso ancor più sensibile al sovraffollamento.
Insomma, un posto da frequentare fuori ore pasti.
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